PRANU SARTU, Buggerru (CI) – Arrampicata Sportiva – Multipitch – Difficoltà 5c (5c obbl.) – Sviluppo 90 m – Esposizione OSO
Il nome di questa via significa “mare”.
Al mare si scende e dal mare si risale. Senza altre possibilità.
Dobbiamo ammettere che eravamo un po’ spaventati: non siamo avvezzi a calarci e a non avere piani B; è uno dei motivi per i quali, ad esempio, non abbiamo mai osato bazzicare in Verdon.
Ciò nonostante, dato che la via era di soli tre tiri, su gradi per noi super fattibili, abbiamo escogitato un piccolo espediente per non rischiare di rimanere bloccati sulla scogliera e ci abbiamo provato.
Che dire….MAI MAI scelta fu più azzeccata!!
La scogliera di Pranu Sartu è uno dei posti più belli, più ispiranti, più incredibili anche dal punto di vista della roccia su cui scalare. Ed è un luogo tranquillo, in cui si è soli con il mare: un mare che diventa uno specchio blu della consistenza del piombo sotto le corde, qualcosa di astratto e quasi incomprensibile, piatto, immutabile, di cui si fa fatica a comprendere la distanza.
Quando arriverete sul ciglio, guardare giù probabilmente vi darà un po’ di soggezione e il giusto timore reverenziale.
Il consiglio è di non lasciarvi spaventare e con le dovute cautele, di cimentarvi: le vie facili facili sono due a quanto ne sappiamo: Thalassa e Il Canto del Sifone.
Vi rimandiamo al giudizio in fondo all’articolo per i dettagli, ma credeteci, ne vale la pena!
Avvicinamento
In auto si devia su sterrata (breve, ma prestare attenzione) lungo il rettilineo che si incontra tra il bivio per Cala Domestica e il paese di Buggerru, lasciando l’auto in un comodo spiazzo.
Dallo spiazzo scendere brevemente accanto alla recinzione metallica, entrarci nel punto in cui è stata interrotta e proseguire verso nord sul ciglio della scogliera per qualche metro: osservando bene sui massi si vedono le soste e i nomi delle vie.
Thalassa ha la prima sosta un metro sotto il ciglio ed il nome scritto subito sopra, mentre il Canto del Sifone si trova ancora prima della recinzione metallica (più vicina al parcheggio).
Dalla sosta ci si cala: la prima calata raggiunge la sosta subito dopo il punto vegetato (sinistra guardando mare); la seconda calata è abbastanza verticale, nonostante la linea di arrampicata non lo sia: se decidete come noi di usare una corda fissa di appoggio, dovrete assicurarla agli spit della via, altrimenti si rivelerà inutile in caso di difficoltà. Terza calata abbastanza verticale anch’essa.
Descrizione dei tiri
Fate attenzione nell’ultima calata perché la via parte circa 5 metri sopra al mare e quindi bisogna evitare di lanciare giù le corde perché altrimenti finirebbero in acqua.
Consigliabile farle su e srotolarle man mano mentre ci si cala (parliamo al plurale perché noi abbiamo utilizzato le mezze, ma la via può essere fatta anche con una corda singola da 70 m, per quanto più rischioso in quanto se si dovesse incagliare da qualche parte, non avrete un piano B).
- 5b (35 m, 8 fix): bel tiro piuttosto verticale, su roccia generosa. Attenzione che la prima parte del tiro può spesso risultare bagnata. Talvolta sembra proprio che l’acqua sgorghi dalla parete. Si supera una piccola bombatura a circa metà e poi per placca lavorata (e fiorita) si giunge in sosta. Protezioni ottime ma un po’ lunghe.
- 5c (35 m, 12 fix): altro tiro meraviglioso, che dopo una prima parte verticale/appoggiata più semplice, affronta una spanciatura della scogliera con una roccia che però, davvero, offre mille possibilità sia come appigli sia come appoggi (sulla spanciatura la chiodatura si allunga un po’).
- 4c (20 m, 4 fix): a sinistra della sosta primo tratto sporco, poi muretto appoggiato con roccia super lavorata fino alla sosta sommitale
Giudizio
Via stupenda, su un calcare da antologia. Una roba così l’abbiamo vista solo a Noli, nella falesia e non sul famoso traverso, lui ormai un pochino consumato: crediamo che solo il mare possa realizzare una tale cesellatura della roccia, con un grip meraviglioso ma senza spigoli o cose taglienti (diversamente da Masua, ad esempio, dove la roccia fa letteralmente male).
Il tiro centrale di 5c è qualcosa di spettacolare: da fermarsi a vedere le formazioni, i colori della roccia.
Il mare a specchio sotto fa una certa impressione soprattutto a chi non è avvezzo.
Per questo abbiamo deciso di procedere in massima sicurezza: abbiamo usato le doppie per le calate e per scalare normalmente, ma abbiamo anche buttato giù la corda singola da 80 metri dalla sosta sommitale, assicurandola nei punti strategici della via, per poterla usare in caso di difficoltà.
Il nostro piano B per tornare comunque in cima alla scogliera in caso di guai😅!
Saremo dei cagoni, ma l’idea di rimanere incrodati su una scogliera a picco sul mare, senza nemmeno la possibilità di chiamare i soccorsi (il telefono non prende) non ci piaceva per niente.
Per fortuna poi non ce n’è stato bisogno, ma se successivamente avessimo avuto il tempo per fare anche il Canto del Sifone (purtroppo s’era alzato maestrale, dunque impossibile provarci) avremmo comunque adoperato il medesimo espediente.
Fate massima attenzione alle calate: la roccia è talmente piena di asperità che le corde rischiano di impigliarsi qua e là e come già detto, nell’ultima calata non lanciatele per non farle finire in acqua.
Vicino a Pranu Sartu, se voleste fare due passi sul mare, c’è Cala Domestica (dove ci sono anche tre vie trad): carina, ma non da strapparsi le budella (vedere fotine!).
Sempre in zona, a pochissimi km da qui, vale invece assolutamente la pena di visitare Masua e Porto Flavia dove troverete centinaia di vie di arrampicata tra falesie e multipitch, anche lì su roccia superba!
Disclaimer
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