FROSSASCO (376mt) – RIFUGIO MELANO (1060mt) – ROCCA SBARUA – Arrampicata – Via Normale (IV) e Via Gervasutti (V+) – Esposizione: sud – Sviluppo arrampicata 100mt circa
Perché non eravamo mai stati ad arrampicare alla Rocca Sbarua?!
Chi lo sa! Non è più distante da Milano di Finale Ligure, nemmeno più costoso in termini di autostrada e benzina (e ci sono decisamente meno code); il panorama delle vie è di tutto rispetto, la roccia uno gneiss fantastico, l’affollamento beh… più o meno come Arco di Trento.
Insomma… una gran bella scoperta, anche in virtù del fatto che ci si arrampica tutto l’anno (salvo forse in piena estate – troppo caldo – e in caso di forti nevicate invernali).
Ci sono molte vie classiche che portano nomi noti (una delle quali la trovate qui), mentre un utile elenco completo lo trovate sulle Linee Guida del CAI di Pinerolo, dove non sono riportati i gradi.
Eravamo in due cordate, abbiamo fatto due vie peraltro vicine, ma solo per pigrizia: arrivando un po’ prima in una giornata si possono tranquillamente portare a casa anche due vie a cordata, nonostante un po’ di traffico in parete.
L’avvicinamento è comune in questo caso – salvo l’ultimo pezzettino – quindi abbiamo deciso di “accorparlo”, mentre le vie sono descritte una dietro l’altra, con relative foto.
Avvicinamento
Si può lasciare l’auto presso l’Agriturismo Fiorendo, Borgata Talucco Alto a 12 Km da Pinerolo, in uno dei molti slarghi presenti o direttamente al parcheggio (l’agriturismo è indicato, poi da qui la strada diventa sterrata e ripida quindi non ci sono altre possibilità).
Si seguono le indicazioni per il Rifugio Melano, affrontando una carrozzabile bella dritta fino al colle Ciardonet, per poi svalicare, perdere un po’ di quota e successivamente proseguire in piano fino al rifugio stesso. Ci vuole una mezzoretta / quaranta minuti a seconda di dove avete parcheggiato.
Arrivati al Rifugio Melano, sia per la Normale sia per la Gervasutti bisogna prendere una traccia che risale il bosco indicata da bolli bianco/rossi proprio al termine della strada sterrata a monte del rifugio; la traccia guadagna quota con evidenti zig-zag fino a raggiungere le pareti: la via Gervasutti si trova proseguendo qualche metro sulla destra, mentre la Normale aggirando appena lo spigolo sulla sinistra (targhe).
Via Normale
- III+ / IV- (25mt) – Dal vecchio anello alla base obliquare verso destra in direzione dello spigolo per superare un primo risalto, poi leggermente a sinistra per trovare mani più buone superando poi un secondo risalto. Spostarsi quindi per placca appigliata in direzione dello spigolo e sfruttarlo in alcune occasioni per rendere l’arrampicata più semplice. Infine seguire la bella lama che sale in direzione sinistra per vincere l’ultimo pezzo più verticale fino alla sosta.
- III+ / IV- (20mt) – Imboccare la rampa naturale a forma di U alla propria destra e seguirla per qualche metro. Uscire poi in placca verso sinistra dove si trova lo spit rimontando un muretto e procedere in leggera diagonale sinistra su placca fino ad un cambio di pendenza con buone mani che conduce alla sosta su un piccolo pulpito.
In alternativa c’è una variante che affronta per intero la placca di sinistra e che ad occhio sembra sul 5°/5° e qualcosa. - IV (20mt) – Salire in verticale il bel diedro alla sinistra della sosta fino ad un punto in cui sopra il diedro si stringe e a sinistra c’è una rampa diagonale con uno spit.
Rimontare centralmente con un passo un po’ più difficile e salire poi il diedrino centrale fino ad un ampio terrazzo con catene dove si trova più di una sosta.
In alternativa uscire verso sinistra rimontando più facilmente e seguendo la rampa più appoggiata, raggiungendo comunque la sosta.
Lungo il camminamento con catene c’è anche l’arrivo della via Gervasutti, leggermente più a destra rispetto a dove si approda con la via Normale.
A sinistra invece è possibile eventualmente abbandonare la via seguendo un sentiero con bolli rossi. - III+ / IV- (35mt) – Dalla sosta salire qualche metro per facili rocce rotte fino ad una placca che si risale grazie ad una fessura sulla sinistra.
Dopo un breve camminamento si giunge al mitico passo del gatto, ovvero una strozzatura della roccia dove bisogna praticamente strisciare in una nicchia naturale tra un tetto e una base rocciosa.
Passaggio caratteristico ma decisamente scomodo, soprattutto se avete lo zaino.
Usciti dalla strettoia, rialzarsi in piedi e proseguire su piccola cengia fino ad un grosso sasso sporgente dove si risale in verticale guadagnando il sovrastante terrazzo.
Qui si può fare sosta oppure proseguire fino alla vetta affrontando un facile diedro sulla sinistra ed infine un traversino verso destra.
In alternativa, appena usciti dal buco, si può anche salire un diedrino sprotetto al termine del passaggio stretto che conduce poi più direttamente in vetta.
Attenzione che il tiro è parecchio tortuoso quindi consigliamo di allungare molto le protezioni nei punti in cui la via cambia direzione in modo netto.
Via Gervasutti
- V- (25 m) – Dopo essersi alzati un po’ faticosamente di qualche metro, si segue la bella placca che raggiunge lo spigolo sfruttando una bella lama sulla sinistra e fidandosi dei piedi. Si doppia lo spigolo in bella esposizione e si va a prendere una fantastica lama seguendola stando sempre in esposizione, fino ad un terrazzino che si raggiunge con un passo relativamente delicato. Qui si incontra una sosta che tralasciamo per spostarci su un secondo terrazzo appena a sinistra. Dovrebbe esserci un chiodo proprio sul gradino che separa i 2 terrazzini, oppure allungare molto la protezione se fatta sulla prima sosta.
- III (15 m) – Ci si alza dalla sosta e con andamento diagonale da destra a sinistra si seguono dei facili risalti, fino ad incontrare la nuova sosta alla base di un grande canale chiuso in alto da una serie di diedri. Gli spit non si vedono facilmente e si potrebbe essere tratti d’inganno da alcuni spit lucenti proprio sulla verticale della sosta.
- III poi IV/IV+ (25 m) – Dalla sosta e si segue il grande canale sopra di noi, puntando al diedro più a sinistra che si supera con qualche passo un po’ faticoso uscendo poi a destra su un comodo terrazzino dove si incontra la nuova sosta.
- V- il singolo passo, poi IV (15 m) – Dritti sopra la sosta per superare un primo breve risalto, traversare su placca inclinata verso destra fino ad entrare in un diedro (vecchi chiodi subito dietro lo spigolo non visibili dalla sosta). Ora occorre entrare nel diedro con un passo non banale sfruttando una fessura per un possibile incastro ( sapendolo fare ☹), poi più facilmente si arriva alla nuova sosta.
- V+ all’inizio poi V (15 m) – È il tiro chiave della via, una splendida fessura da affrontare in Dulfer. La parte più difficile è arrivare a prendere la fessura dove è possibile posizionarsi in Dulfer, poi è questione di tecnica e/o pompa. Attenzione all’uscita: non farsi ingannare dal terrazzino sperando di trovare validi appigli, conviene continuare in dulfer ancora di un metro e poi riuscire a mettere piede sul terrazzo in cui si trova la sosta.
La via potrebbe finire qui ma se proprio volete fare l’esperienza (tragica) del “passo del gatto” una volta giunti alla sosta seguendo una catena verso sinistra, continuare con gli ultimi 2 tiri della via Normale (nel caso uniteli allungando molto gli ultimi rinvii – 50 metri scarsi di corda)
Giudizio
L’unico neo di queste vie è che sono troppo brevi! Volendo dal punto di arrivo è possibile concatenare altre vie o tiri nella parte alta, cosa che non abbiamo fatto perché ci siamo messi a giocare con chiodi e martello!
Come detto la roccia è gripposissima, l’arrampicata molto bella: su queste due vie non abbiamo mai integrato (anche perché la roccia non si presta molto).
Non sappiamo come siano le altre via, ma queste sono ben chiodate. L’ambiente in cui si scala è un’altra nota di merito: molto bello il paesaggio che si apre sulla pianura e il bosco tutto attorno.
Infine, l’avvicinamento davvero breve rende la Rocca Sbarua un vero paradiso per i climbers …e infatti ce ne sono parecchi, almeno sulle vie facili. Partite presto o… mettetevi in coda!
La Via Normale è davvero facile, mentre la Gervasutti offre un po’ di tutto: dall’arrampicata in placca a quella in diedro, fino alla fessura da affrontare in dulfer. Tanta esposizione sul primo tiro, a pari merito con il quinto in quanto a bellezza. Non banale il singolo passo per entrare nel diedro del 4° tiro.
All’appello, per foto e relazione della Gervasutti:
Disclaimer
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