Loc. Malghera, Grosio (SO) – 1.965 m s.l.m. – Sperone Cinto, 2.720 m s.l.m.
Via Multipitch, difficoltà 5c (5b obbl.), sviluppo via 250 m; Avvicinamento: sviluppo 5 km circa, disliv. + 600 m circa – Discesa dal Passo di Vermolera 2.732 m s.l.m. : disliv. + 100 m circa, sviluppo 7 km
“Abbiamo fatto il pieno di verde, di fiori, di laghi alpini giusto prima di partire per il deserto africano” cit.
Pare impossibile ma questo angolo remoto e incantato della nostra regione ancora non lo conoscevamo: siamo in Alta Valtellina, per la precisione in una valle laterale della Val Grosina: la Val di Sacco, Val de Sach o Val de Dosa. E arrivarci da Milano è un viaggio 😀
Un viaggio che vale la pena fare: l’atmosfera è fatata, la valle bellissima e isolata.
Avevamo una voglia matta di tornare a scalare in ambiente alpino, di vivere una bella avventura dopo tanta falesia e luoghi frequentati, e la scelta del luogo è stata azzeccatissima!
Questa via di arrampicata sportiva si unisce ad un gradevolissimo avvicinamento e altrettanto panoramico percorso di rientro, nell’insieme tutto concorre alla scoperta di questi luoghi in cui senz’altro faremo ritorno.
La primavera 2024, ricca d’acqua, ha poi reso il paesaggio verdissimo, punteggiato di fiori variopinti, una gioia per gli occhi e per l’anima.
Per tutto il resto date un’occhiata al “giudizio” a fine articolo. E come sempre … le foto contengono indicazioni utili (le scattiamo apposta, a parte quelle dove facciamo i pirla!): visto che ne abbiamo fatte parecchie abbiamo pensato di suddividerle nelle varie fasi di avvicinamento, via e discesa.
Avvicinamento (circa 1h 40”)
La destinazione di arrivo in auto è il Rifugio Malghera, che si raggiunge attraverso una strada a pagamento il cui ticket è acquistabile a Fusine (nel 2024 € 5,00, vi è un distributore automatico).
Accanto alla bella chiesa che serve il piccolo agglomerato di baite vi è ampio spazio per parcheggiare.
Dal parcheggio si imbocca la strada sterrata che in falso piano conduce alla Casera di Sacco, per poi attraversare il torrente e passare sull’altro versante idrografico: le indicazioni da seguire sono quelle per il Bivacco Pian Del Lago (2.330 m s.l.m.). Dopo un po’ si lascia la strada per imboccare un sentiero, che risale le pendici erbose e ricche di rododendri fino a raggiungere un guado e subito dopo i grandi pascoli e il bivacco stesso. Per quello che abbiamo visto noi il bivacco all’esterno si presenta benissimo, ma all’interno versa in uno stato pessimo, probabilmente i topi vi hanno preso dimora 🙁
Dietro la casetta in legno c’è un primo bellissimo lago, costeggiato da una traccia a sinistra (faccia a monte): è la traccia che bisogna percorrere e che supera un breve dosso erboso passando a sinistra del torrente.
Superato il dosso, appaiono chiaramente gli avancorpi del Pizzo Matto: lo Sperone Cinto (la nostra meta) e il Sass del Plan Sertif.
La via attacca in corrispondenza del canale che separa i due avancorpi, a questo punto ben visibile, che si raggiunge continuando a percorrere il sentiero e traversando poi per prati in direzione del canalone detritico nel punto più conveniente: il ghiaione alla base va quindi risalito fin dentro alla fessura, dove si notano gli spit della via (sul lato destro rispetto al canale centrale).
Abbiamo notato che sulla parete opposta dell’intaglio, ovvero quella del Sass del Plan Sertif, c’è un’altra via spittata che sembra interessante ma di cui non sappiamo nulla!
Descrizione dei tiri
- 1 – 5b, 30 m: si risale la facile rampa fino al primo spit per poi affrontare il muro verticale sfruttando il diedro/spaccatura accanto agli spit; successivamente la placca diventa più lavorata, fino alla sosta;
- 2 – 5c, 25 m: a destra della sosta sul bel muro verticale, ma aiutati da una spaccatura che offre buone mani e piedi;
- 3 – 5c, 30 m: si risale la cengia erbosa che costituisce praticamente la metà del tiro, poi si supera uno strapiombino utilizzando anche il diedro di destra (primo passo un po’ lungo) che è ottimamente ammanigliato nella parte superiore. A sinistra la rimonta è egualmente fattibile, ma la roccia – nel nostro caso – era parecchio bagnata;
- 4 – 5b, 30 m: roccia lavoratissima che si risale a sinistra della sosta, con bell’esposizione, molto divertente;
- 5 – 5b, 30 m: sul diedro di fronte alla sosta (primo passo da capire), molto bello, poi per rocce più facili fino alla sosta che si trova sotto un tettino formato da un masso sporgente;
- 6 – 5c, 25 m: per placche facili all’inizio; poi, prima della sosta, muro verticale e tecnico, dove si sfrutta la stretta fessura: qui ognuno ha fatto a suo modo, chi in dulfer chi sfruttando anche la placca di sinistra ed i suoi piccoli appoggi per i piedi;
- 7 – 5c, 30 m: si traversa su placca appoggiata verso sinistra dove si trova una bella lama che porta ad una roccia sporgente: è possibile affrontarla stando a destra dello spit (più fisico) oppure stando sotto lo spit e utilizzando il diedro. Questa sosta è più scomoda delle altre;
- 8 – 5b, 15 m: a destra della sosta si traversa sull’opposta parete, con ottime lame per le mani, poi in verticale fino ad arrivare alla sosta dove la pendenza si abbatte: superando la sosta è possibile concatenare il tiro successivo, che più che un tiro è una passeggiata su roccette;
- 9 – II, 30 m: si cammina su roccette e massi seguendo la pendenza sino ad arrivare in cima. Qui non vi è sosta (o noi non l’abbiamo vista!) ma è possibile assicurare i compagni utilizzando dei cordoni e i grossi massi presenti. Va da se che se aveste necessità di calarvi dovreste farlo dalla sosta precedente.
Una volta arrivati qui è possibile fare diverse cose:
- una di queste è salire sulla limitrofa cima del Sass del Plan Sertif, leggermente più alta del punto in cui ci si trova, affrontando roccette di II-III grado (nessuna protezione) e dando un’occhiata a 360° alla meraviglia che vi sta intorno. Non solo si vede tutta la valletta sottostante e i suoi laghetti glaciali, ma all’orizzonte sono ben distinguibili le sagome del Bernina e dello Scalino. Se non avete molto tempo almeno questo vale la pena farlo!
- se invece avete più tempo si può imboccare la via del ritorno che passa sotto le pareti del Pizzo Matto (il rilievo più alto che avete di fronte), restando in quota, attraversando ghiaioni di grandi massi e nel nostro caso i resti di nevaietti in via di scioglimento (alcuni ometti). Ad un certo punto dovreste riuscire a recuperare un canale detritico bollato che, imboccato, raggiunge la cresta ascendente del Pizzo Matto, dal quale la vista dev’essere ancor più eccezionale.
Noi di tempo non ne avevamo, considerando l’eternità del ritorno in auto fino a Milano, quindi Pizzo Matto… sarà per la prossima volta! - in ogni caso, quest’ultima è la direzione che bisogna prendere anche solo semplicemente per scendere 😉
Noi ci siamo un po’ persi, non sappiamo se esistono alternative, ma una volta arrivati quasi in vista del passo abbiamo ritrovato gli ometti che ci hanno riportato sulla retta via, ovvero fin subito sotto, al Passo di Vermolera (2.732 m s.l.m.).
Discesa (1h 30” … se non vi perdete!)
Il Passo di Vermolera è un altro ottimo punto di osservazione: lo sguardo da qui spazia sulla sottostante Val d’Avedo fino alla più lontana Val Grosina… bello bello. Ma non è questa la nostra direzione 😉
Noi scendiamo dalla parte opposta, seguendo gli ometti e percorrendo tuuuuuuutta la valle, fino a tornare sotto la bastionata inferiore del Pizzo Matto (dove nel nostro caso c’era il plus di una cascata stupenda!) e in vista delle pareti sulle quali abbiamo attaccato la via.
In ogni caso bisogna riguadagnare il Bivacco Pian Del Lago e non vi neghiamo che, anche in questo caso, non ci è mancato un po’ di ravanage tra i rododendri in fiore 😀
Dal Bivacco come per l’andata.
Giudizio
Bellissima esperienza, bellissima giornata trascorsa nella natura e nel silenzio, marmotte a parte, in totale immersione. Questo è quello che per noi costituisce lo spirito dell’andare in montagna (anche se non disdegnamo la polenta): non importa tanto l’allenamento, la prestazione, la difficoltà della via… importa la meraviglia del paesaggio camminato, quella solitudine in cui non ti senti solo, la scoperta dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, il rumore dell’acqua che scorre e del ghiaccio che si scioglie.
Poesia a parte, qui non c’è segnale, quindi non è un posto per tutti: bisogna avere un po’ d’esperienza e sapersi arrangiare, tant’è che in tutto il giorno, lasciata Malghera, non abbiamo visto anima viva nemmeno in lontananza.
La via in compenso è ottimamente spittata, anche se qualche friend medio piccolo consigliamo di portarlo; le soste sono dotate di maglia rapida, ma da collegare. La roccia davvero bella e solida.
Paradossalmente i tiri più “belli” sono i 5b 🙂
Questo, unitamente al paesaggio davvero magnifico, la rende un’ottima scelta per le anime che anelano alla quiete, che assaporano il silenzio, e che cercano un ingaggio “medio”. Noi da queste parti torneremo senz’altro, nonostante le code al rientro e la distanza!
Questa via è stata aperta dalla Guida Alpina Giuliano Bordoni – che ringraziamo! – nel 2017 e quel “Doug” è Doug Scott,
leggenda dell’alpinismo “purista” : probabilmente “tutti” questi spit non gli sarebbero piaciuti 😉
A noi, invece, fastidio non hanno dato 😀
Ringraziamo inoltre Eraldo Meraldi, nota Guida Alpina lombarda, che ci ha permesso di scoprire questa via e questo luogo incantevole tramite le sue condivisioni su PlanetMountain e Youtube 🙏🏻
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