Via Francesca alla Cima Piazzotti – Il più bel diedro delle Orobie

Cusio (BG) loc. Sciocc, 1.510 m s.l.m. – Cima Orientale Piazzotti 2.179 m s.l.m. – Via Alpinistica grado V+/VI-; Disliv. avvicinamento 500 m circa – Sviluppo arrampicata 220 m – Esposizione S/E

Questa via di stampo alpinistico era stata proposta dal Niggah infinite volte, ma vuoi per un motivo vuoi per un altro ha aspettato qualche anno… spesso la montagna è così, le cose te le devi sudare: quando sei in forma non ci sono le condizioni, quando ci sono le condizioni non sei in forma 😀

Nel nostro caso in forma non siamo quasi mai: abbiamo provato ed è andata bene. Anzi benissimo, perchè la via merita davvero e l’ambiente orobico è come sempre uno spettacolo! Ci abbiamo messo un’eternità (siamo o non siamo l’armata brancaleone?!) un po’ perchè eravamo in tre e non sempre le soste ci sembravano adatte a far salire i secondi di cordata contemporaneamente, un po’ perchè comunque la via è da proteggere, in alcuni tiri non c’è praticamente nulla…

Il pezzo forte? Sicuramente il diedro fessurato del quinto tiro, estetico, imponente, e tuuuuuuuutto da proteggere a friends, a meno che su 45 metri non vi basti un chiodo 😉 Giustamente dicono essere il più bel diedro delle orobie. Per i dettagli vedere il Giudizio a fine articolo.

Se vi garbano le vie trad e volete qualcosa sempre in zona ma su gradi leggermente inferiori, vi consigliamo caldamente la via Calegari-Farina alla Punta Osvaldo Esposito.
Un bellissimo viaggio alpinistico, ma sempre con qualche chiodo su cui poter contare ogni tanto 😅.

Al termine della via siamo stati accolti da un paio di stambecchi parecchio incuriositi, ci mancava poco venissero a trovarci in sosta; poi scendendo abbiamo incontrato cuccioli di stambecco e di marmotta (nelle foto sotto), intenti a zampettare sui tappeti erbosi fioriti della valle… ambiente superlativo, non c’è che dire.

Uno dei tanti stambecchi incrociati lungo la strada

Avvicinamento

Da Cusio (BG), continuare lungo la strada che sale in direzione dei Piani dell’Avaro.
Pagare l’obolo di 2€/gg tramite il distributore automatico che si trova lungo la strada e proseguire fino a quota 1.500 m circa, dove nei pressi di un tornante a gomito verso destra bisogna lasciare l’auto (posto per 3 auto sul tornante, altrimenti pochi metri sotto c’è un parcheggio più ampio).

Appena dopo il tornante sulla sinistra partono i sentieri 107 e 108, segnalati, che bisogna imboccare seguendo sempre per il Rifugio Benigni.

Il sentiero è morbido e procede sempre in falso piano tra leggeri sali-scendi fino a poco prima di una fonte sulla destra (Fonte San Carlo a quota 1.775 m).
Da qui ultimo strappetto e si traversa proprio sotto il fianco della montagna dove l’attacco della via è ben visibile esattamente sotto la verticale di un pino solitario, dove vedrete un evidente canale (poco più di 1h circa dal parcheggio).

Descrizione dei tiri

  1. III+/III (45 m) – Salire lo stretto diedro sopra all’attacco facendo attenzione a qualche roccia instabile. Dopo circa 10-12m si atterra su un terrazzino (1ch a sx).
    Proseguire nel facile diedro-canale per altri 30m (attenzione negli ultimi 5m ad alcuni sfasci) fino alla sosta sulla destra (1 spit, 1 chiodo, cordone, maglia rapida).
  2. III (30 m) – Proseguire ulteriormente nel diedro o sfruttando a volte le placche di destra fino alla sosta su terrazzino (sempre a destra, anche qui cordone con maglia rapida).
  3. V+ / V- (20 m) – Spaccare con passo deciso sulla parete di fronte alla sosta oppure con passo un po’ più breve stando più vicino alla parete.
    Attraversare quindi fino al primo spit dove c’è un passo piuttosto duro ed esposto per andare a prendere una presa per la mano sinistra che consente di alzarsi poi fino al secondo spit (paradossalmente, il passo è “meno scary” per il primo di cordata che per gli eventuali secondi).
    Dal secondo spit, abbassarsi 2m per aggirare una roccia aggettante (1ch prima, uno dopo in basso, scomodo), quindi iniziare a salire in diagonale sinistra per 7-8 metri (altri 2 spit) fino ad un terrazzino con sosta (2 spit da collegare).
  4. V (15 m) – Eventualmente collegabile al precedente (ma lo sconsigliamo perché la corda lavora male).
    Se partite dalla sosta, traversare verso destra per 3m fino al diedro, poi in verticale (3 spit in totale) stando in parte sulla placca di sinistra e in parte sfruttando il diedro (dove l’erba lo consente!) fino ad uscire su comodo terrazzo erboso.
    Sosta da attrezzare sul pino solitario, presente vecchio cordone.
  5. V+/VI- (45 m) – Tiro chiave (bellissimo!!!), totalmente sprotetto tranne che per 1ch dopo circa 10m. Da proteggere totalmente a friend (richiede esperienza).
    Primi metri ammanigliati ma verticali, poi passo duro prima del chiodo (meglio proteggersi). Poi ancora altro passo duro quando il diedro si abbatte un po’.
    Per fortuna tutto il tiro è ben proteggibile ma consigliamo di portare set assortito di friend, con magari un paio di misure 1 e almeno 1-2 più grandi e cose più piccine per la prima parte.
    A naso noi abbiamo usato 12 friend….tanti.
    Ma considerate che sono 45m e non c’è quasi mai resting, a meno che non vi vogliate sedere sulle protezioni mobili.
    Giunti in cima al diedro, uscire a sinistra dove dopo circa 2m si può sostare su 3 chiodi poco visibili sotto ad una parete un po’ aggettante.
  6. V (40 m) – Spostarsi appena a destra della sosta e imboccare il diedro appoggiato e nascosto dietro lo strapiombo.
    Piegare in placca in direzione dello spigolo di sinistra più appigliato ma esposto fino ad 1ch, poi aggirare strapiombino a sx con altro passo esposto, quindi seguire un pilastrino appoggiato su buona roccia ma non proteggibile (1ch dopo circa 10-12m) che si infila poi in un diedro ed esce infine su terrazzino con alcuni passi su erba scivolosa (!!!) dove si sosta su 2 ch collegati da cordone.
  7. III+ (40 m) – Salire verticalmente sopra alla sosta con percorso non obbligato, cercando il facile.
    Si supera una placchetta deviando a sinistra e stando poi vicini alla parete di sinistra dove è possibile proteggersi un po’ (non ci sono protezioni sul tiro).
    Si esce quindi a sinistra su comodo terrazzo dove si sosta su 2ch abbastanza distanti tra loro.
  8. II+ (10 m) – Sopra alla sosta, poi leggermente a sinistra fino a sbucare su una gobba erbosa. Spit su roccia che segna la conclusione della via)
video di vetta dal Rifugio Benigni

Giudizio

Via alpinistica, dove il diedro (il tiro più duro) è praticamente tutto da proteggere; gli unici tiri dove non è necessaria integrazione sono il traverso e il quarto tiro (quest’ultimo spittato lungo, difficilmente integrabile). Questo per dire che per essere affrontata in sicurezza occorre esperienza nel mettere protezioni veloci e un po’ di “pelo”.

Tutto sommato anche i tiri più facili sono gradevoli e non danno la spiacevole sensazione di “via discontinua” (almeno per noi!).

La roccia (verrucano) offre un bell’attrito, non è avara, ma come sempre da queste parti bisogna fare attenzione a cosa si prende e a dove si mettono i piedi: in alcuni punti il rischio di distacchi e caduta sassi (anche belli grossi) c’è. Da considerarsi anche e soprattutto nel caso ci fosse “traffico in via”.

Divagazione culinaria

Per corroborare la nostra già scarsa credibilità come climbers la sera prima ci siamo concessi un’ottima cena annaffiata da abbondante vino in un posto molto bello e panoramico: seguendo la strada fino ai Piani dell’Avaro, ovvero fino al suo termine, si arriva al Ristorobie, che offre piatti della tradizione molto curati con materie prime locali.

Vale la pena perchè questa è una terrazza panoramica veramente eccezionale, specialmente con la luce del tramonto.

Qualche foto di prima della pappa 🙂

Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

2 risposte

  1. Piero Bonalumi

    Commento da chi l’ha ripetuta piú volte molti anni fa: peccato per gli spit che non servono assolutamente.

    • Gabriele Poggi

      Ciao Piero, scusa il ritardo nella risposta ma eravamo in vacanza 😉
      Se posso essere onesto tutto sommato ho apprezzato l’opportunità di avere qualche spit sul tiro di traverso e nel tiro successivo che avrebbe presentato ad oggi un diedro vegetato e difficilmente proteggibile.
      Forse sono d’accordo con te che sul traverso sono stati introdotti un po’ troppi spit, ma va anche considerato il fatto che la roccia in quel punto non si presta molto alle protezioni veloci e quindi devo dire che la cosa non ha guastato la nostra esperienza nell’insieme.
      Anche perché poi si recupera alla grande nel diedro chiave della via che invece è rimasto duro e puro e consente facilmente l’integrazione a friends.
      Ad ogni modo immagino che anche il traverso avesse tutt’altro livello di “cacarella” senza gli spit! 😛
      Non possiamo che farti i complimenti per averlo affrontato anche senza le protezioni attuali!!
      Ciao e alla prossima!

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