BOLOGNANO, FRAZ. DI ARCO (TN) 276 m.s.l.m. – PARETE DEL PEZOL – Arrampicata – Via Claudia 22 – Difficoltà V+ – Sviluppo 235 m – Esposizione SUD-OVEST
Ad Arco per chi arrampica, si sa, c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Così dopo Santa Massenza e una via non proprio entusiasmante – nonostante ci fosse, volendo, il Gran Diedro ad aspettarci – decidiamo di cambiare prospettiva e di approcciare un altro baluardo dell’arrampicata che ancora non conoscevamo, ovvero la parete del Pezol.
Il punto è proprio questo: nella valle ci sono innumerevoli pareti che fanno sfoggio della loro bellezza, imponenti, visibili, in primo primissimo piano. La bastionata del Pezol è lì un po’ in disparte, sparisce nella vegetazione in confronto alle altre; e invece… è stata una bellissima scoperta! E mica solo per noi 😀
Ce l’avevano venduta come non molto frequentata, ma ormai di poco frequentato c’è rimasto davvero poco: del resto la roccia è super, il panorama davvero da togliere il fiato, le vie…beh…da quello che abbiamo visto azzeccatissime!
Comprensibile che abbia i suoi ammiratori.
Ci troveremo così, giunti all’attacco della via che avevamo in mente di fare (Via Cercando la Trincea n.d.r.), con tre cordate in attesa, per un totale di più di una quindicina di persone in parete.
La via Dassatti, a sinistra, è più libera ma presenta un camino che sembra essere parecchio umido a circa metà. La via Claudia 22, a destra, ha SOLO un paio di cordate in coda ed è più semplice, quindi alla fine opteremo per quella.
Non conoscevamo la parete e forse, a posteriori, avremmo potuto valutare anche altre alternative più difficili ma intanto la Claudia 22 si è rivelata davvero molto divertente e plaisir, quindi grande soddisfazione!
Avvicinamento
Dalla frazione di Bolognano (Arco di Trento) si seguono le indicazioni per loc. Gazzi lungo una strada asfaltata che sale con una serie di tornanti prima tra le case poi nel bosco: si parcheggia ad un tornante secco verso destra, in corrispondenza del quale è visibile un alto cipresso, una sterrata con sbarra che si stacca sulla sinistra e – nello spiazzo del tornante – una lapide commemorativa.
Appena imboccata la sterrata si nota una palina CAI in legno con la scritta “Ir”: quelle dell’Ir sono infatti le pareti che precedono – lungo il sentiero – le bastionate del Pezol. Anche sull’Ir vi sono una serie di vie d’arrampicata.
Dopo poco, lungo la sterrata, si incontra un sentiero che scende a sinistra, con bollo rosso e piccolo bollino azzurro che va preso e seguito e che costeggia proprio le pareti dell’Ir, dopo aver attraversato una parte di bosco.
Si superano una serie di deviazioni rimanendo sul sentiero principale, fino ad arrivare ad incontrare un sentiero in salita a destra che va ignorato (sarà quello di discesa), proseguendo invece a sinistra seguendo i piccoli bolli azzurri (riferimento costante).
Dopo una sorta di radura si segue a destra prestando attenzione ai bollini azzurri, quindi dopo pochi metri si prende la traccia di sinistra mollando il sentiero principale indicato da bolli rossi.
Al primo bivio successivo, lungo una pietraia, si risale a destra verso le pareti ormai visibili.
La prima via che si incontra è la Claudia 22, poi, proseguendo a sinistra, si incontrano Cercando la Trincea e la Via Dassatti, ancora oltre Sulle Pance del Pezol. Andando a destra invece si trovano le vie Castagnarte, Clessidra e Ciao Rita.
Descrizione dei tiri
- L1 – III (17 m) – Si sale l’avancorpo della montagna su facile placca fino alla sosta sotto la parete più verticale.
- L2 – V+ (30 m) – In verticale fino al primo spit, poi piegare a destra con un passo più delicato in traverso, quindi di nuovo in verticale sfruttando delle lame (protezioni un po’ lontane, eventualmente integrare con friend) e poi verso la fine del muretto piegare in leggera sinistra uscendo su terrazzino dove si sosta.
- L3 – IV / V (32 m) – Strapiombino ammanigliato sopra la sosta, poi per placca lavorata in leggera diagonale destra fino ad un muretto più verticale ma con buone mani che conduce in sosta.
- L4 – V- (27 m) – A destra della sosta per roccette, quindi si inizia a seguire una bellissima fessura / diedro con movimenti divertenti e piacevolissima arrampicata.
Si esce in sosta su un piccolo terrazzino (col sorriso sulle labbra). - L5 – IV+ / V (28 m) – Altro muretto su roccia lavorata, poi si raggiunge una bella placca a buchi che con qualche piacevole movimento destra sinistra conduce in sosta.
- L6 – IV (30 m) – Si segue una morbida e gradevole placca per poi uscire sul finale verso sinistra dove si sosta su terrazzo.
- L7 – IV / I (20 m) – Salire il facile muretto a monte della sosta facendo molta attenzione a diversi blocchi instabili. Una volta usciti, raggiungere la parete successiva camminando verso destra.
- L8 – V (24 m) – Salire nel diedro di destra con rocce fin da subito poco stabili. Spostarsi poi ancora a destra fino ad uscire sulla parete esposta alla propria destra (attenzione che nel traverso la roccia è davvero brutta).
Salire quindi la divertente ed esposta paretina fino alla sosta. - L9 – II (21 m) – Salire verso destra la gradonata fino al bosco e alla sosta su cui termina la via.
- Trasferimento (30 m) – Per chi volesse godersi un ultimo tiro “bonus”, seguire la traccia verso destra fino alla paretina finale dove si trova il libro di vetta e gli ultimi metri di via.
Chi invece fosse stufo, può impacchettare l’attrezzatura e seguire verso sinistra il sentiero che in breve conduce in vetta. - L10 (bonus) – V (25 m) – Risalire la piacevole paretina con la scritta “Claudia” con risalti ben ammanigliati e placchette fino alla sosta finale.
Giudizio
Multipitch davvero molto divertente, su bella roccia (a parte un paio di tiri) e senza pensieri.
Si poteva fare di più? Assolutamente si!
E infatti sul Pezol torneremo perché di vie interessanti ce ne sono parecchie sia a destra sia a sinistra di questa che abbiamo fatto: i gradi non sono severi e le protezioni in loco più che bastanti (verificare sempre lo stato dei cordini ed eventualmente doppiarli con i propri!).
Soprattutto il posto è splendido: dal Pezol il Lago di Garda sembra un fiordo, un mare del nord con scogliere verticali ed orizzonti infiniti che rendono la scalata un vero e proprio viaggio; anche il bosco che si attraversa è pura poesia, con vestigia di alberi morti in piedi che sembrano guardiani del bosco e forse lo sono.
Su questa via, come spesso accade sul facile, bisogna prestare molta attenzione a rocce ballerine non sempre piccole: sulle nostre teste sono volati massi di una certa entità, visto anche l’affollamento delle pareti.
Le protezioni, per essere una via trad, sono più che bastanti (ma sempre da valutare): tra cordini e cordoni, spit ecc la necessità di integrare è minima. Soste sempre presenti. Roccia molto ruvida e generosissima di appigli e appoggi ma su un paio di tiri – come già detto – delicatissima ai limiti dell’inconsistente.
Abbiamo buttato l’occhio sulla vicina e affollatissima Cercando la Trincea e ci è sembrata più interessante… chissà, la prossima volta?! (aggiornamento: siamo tornati e la Trincea l’abbiamo trovata… senza altre cordate questa volta 😀 )
Disclaimer
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