Via Ciro e Mimmo, Piedicavallo – un Piccolo Cervino wild

Montesinaro (BI) – 1.032 m s.l.m. – Piccolo Cervino o Cervinetto – 1.750 m s.l.m. – Arrampicata: Via Multipitch sviluppo 180 m, difficoltà 5c – Esposizione Sud – Avvicinamento 2h circa

Il meteo finalmente vagamente stabile e le giornate sempre più lunghe consentono di valutare escursioni un po’ più impegnative del solito, ma in alto c’è ancora tanta, troppa neve: l’obiettivo comunque era riuscire a fare “tutto” ovvero arrampicare, camminare e visitare un posto nuovo.

Abbiamo intanto scovato “il posto nuovo” (per noi): una delle valli del biellese meno frequentate rispetto alle zone di Oropa che già conoscevamo. E poi abbiamo scovato questa piacevole via di 6 tiri con un buon avvicinamento, utile per mettere su un po’ di gamba visto che il nostro livello di allenamento è – come dire – migliorabile 😀 , ma anche per godersi il paesaggio, i boschi, la natura.

L’ambiente è piuttosto selvaggio; nonostante il sentiero di fondo valle sia frequentato da chi sale, per esempio, lungo la Normale del Monte Bo, appena fuori da esso le tracce sono labili e il fuori traccia è ovviamente in puro stile ravanage (quanto ci mancava!). La via è stata una piacevole scoperta, soprattutto per il granito veramente super, restando sul facile, addirittura spittata – a volte lunga, ma siamo in montagna… è il minimo.

Belli anche i paesini subito sotto la valle, Piedicavallo e Rosazza che è definito il Borgo più Misterioso d’Italia grazie al legame con un Gran Maestro della Massoneria cui si rifanno storie di occultismo ed esoterismo.
Effettivamente in Piemonte, nelle sue valli, nei suoi piccoli borghi, nei boschi, e ovviamente certamente nel suo capoluogo, si respira tanta magia, comunque la vogliate chiamare. E a noi questo piace moltissimo, come ci piace assaporarla camminando sui sentieri delle sue montagne.

Per i dettagli “tecnici” vi lasciamo al giudizio sotto.

Avvicinamento

Giunti a Piedicavallo (BI), si prosegue in auto fino a Montesinaro, dove al termine della strada si può parcheggiare (ampio spazio). Non si può andare oltre, essendoci una sbarra.

Dopo un paio di tornanti di strada sterrata si incontra il sentiero che si stacca a destra, con indicazioni per il Monte BO (sentiero E70), che dopo poco arriva ad alcune baite con sculture incise nel fusto di vecchi alberi ed altre metalliche sparse qua e là.

Andando oltre si hanno 2 alternative di avvicinamento: una più lunga e morbida, l’altra più diretta e ripida.
Noi le abbiamo percorse entrambe, la prima all’andata e la seconda al ritorno, e – se non avete fretta o smania di arrivare – vi suggeriamo di fare così, per godervi di più la valle. In entrambi i casi ci si ricongiunge ai ruderi dell’Alpe Selletto e da qui si procede per la medesima via.

Alternativa morbida, passando dall’Alpe le Piane:

Proseguendo ignorando ogni deviazione sul sentiero principale si arriva dopo un po’ ad un agglomerato di baite anticipato da una piccola fonte, l’Alpe le Piane appunto. Si va oltre, sempre seguendo il sentiero in leggera salita, fino a vedere sulla sinistra una piccola cappelletta votiva ricavata tra le rocce: dopo questa e superati un paio di zig-zag di sentiero sulla sinistra si scorgeranno degli ometti, posti su un ghiaione.

Bisogna raggiungere questi ometti e seguirli sul ghiaione, in diagonale ascendente destra: ogni tanto al posto degli ometti troverete qualche bollo rosso. Avendo guadagnato un po’ di quota si troverà una freccia rossa, che permette di individuare una vaga traccia sulla sinistra, nel bosco. La si segue, traversando verso sinistra fino ad arrivare ad una radura poco oltre la quale si trovano i ruderi dell’Alpe Selletto.

Da qui comincia il ravanage: le pareti del Piccolo Cervino sono qualche centinaio di metri sopra di noi, per raggiungerle – visto che abbiamo da qui in avanti perso bolli ed ometti – siamo saliti nella faggeta e abbiamo poi proseguito su un ghiaione di grossi massi che si trova leggermente a sinistra rispetto ai ruderi. Dopo un po’ le pareti si vedono chiaramente, quindi quantomeno la direzione può dirsi certa.

Una volta arrivati alle pareti bisogna spostarsi a sinistra e salire qualche decina di metri (qualche freccia rossa) fino a vedere la serie di spit della linea storica. Appena a destra di questa linea vi sono altre due linee di salita che si ricongiungono al terzo tiro della via, più dure e nel nostro caso purtroppo bagnate.

Alternativa diretta, senza passare dall’Alpe le Piane:

In un punto dove il torrente della valle è particolarmente vicino al sentiero principale vi è una freccia rossa su albero. La freccia indica un sentiero a sinistra che zigzaga ripidamente nel bosco (bolli rossi su alberi) fino a raggiungere la radura dell’Alpe Selletto (poi vedi il ravanage sopra).
Per noi questo sarà il percorso di discesa.

Descrizione dei tiri

Noi abbiamo effettuato la salita dall’itinerario classico, ovvero quello più a sinistra, con il primo spit visibile: le alternative di destra (ce ne sono 2) erano bagnate 🙁

  • L1: 5a/4c/5b – 45 m: si sale la placca in corrispondenza del primo spit, rimontandola con qualche passo un po’ sporco, per poi andare un poco verso sinistra e affrontare una placca con una piccola fessura fino alla sosta;
  • L2: 4c – 45 m: in verticale per balze di placca lavorata, poi, dall’ultimo spit visibile, decisamente a sinistra rimontando qualche blocco, fino alla sosta;
  • L3: 5a – 40 m: decisamente a sinistra (il primo spit non è visibile dalla sosta), poi in verticale su placca lavorata, ove vi sono buchi e fessure, appoggi piccoli e più grandi… insomma bella!;
  • L4: 5c – 40 m: tiro chiave; per placca lavorata fino ad una prima rimonta che noi abbiamo superato a destra, poi bella placca più delicata (su uno spit è presente uno cordone che volendo consente l’azzeramento) fino a prendere una fessura bassa di rovescio che consente la spittata in corrispondenza dello strapiombino; questo offre ottimi appigli nella parte superiore ma il passo è un po’ alto… se non lo siete voi 😀
    Poi su bellissima placca a conche e sporgenze fino alla sosta;
  • L5: 5b/4a – 40 m: primo tratto verticale ma con ottimi appigli e appoggi, poi leggermente a sinistra, più facile, fino alla sosta;
  • L6: 4a – 50 m: in verticale sopra alla sosta, verso lo spit visibile, poi si aggira a sinistra iniziando un percorso di cresta fatto di grossi blocchi e rododendri; si traversa nettamente a sinistra rimontando di nuovo sulla cresta (spit non visibile dal basso) e poi facilmente fino alla sosta finale.
    Oltre si vede la parte terminale del Piccolo Cervino, un pinnacolo molto accattivante, ma purtroppo la via termina qui. Accanto alla sosta è presente una targa commemorativa dedicata all’apritore della via, deceduto in un incidente stradale.

Discesa

E qui c’è da divertirsi 😀

Al termine della via c’è una sosta attrezzata appositamente per la calata, che si effettua in 55 metri diretti – e senza possibilità d’errore – sul versante ovest. Occhio quando tirate le corde, perchè la possibilità di incastro c’è!
Una volta atterrati al suolo si scende nel canalone con erbastronza che costeggia le pareti, alla bell’è meglio: dobbiamo ricordare perchè l’erbastronza gode di questo appellativo?!

Si raggiunge dunque all’attacco della via e l’Alpe Selletto, dalla quale si può scegliere di tornare su sentiero tramite una delle due alternative menzionate nell’avvicinamento. Noi in questo caso sceglieremo l’approccio diretto, che taglia parecchio rispetto all’altro.

Giudizio

La via si sviluppa su un granito davvero bello, solo a tratti lichenoso, molto vario: offre placche dove si scala sul piccolo e placche estremamente lavorate, qualche blocco da superare in strapiombo, fessure, ecc… In generale a parte L4 è una via che si attesta sul 5a.

La spittatura è onesta, non da falesia e a tratti potrebbe dirsi lunga, ma sulle difficoltà generosa (qualche passo azzerabile); le soste sono attrezzate; non necessita di integrazione se si ha buona padronanza del grado soprattutto sul facile. Utili comunque cordini e qualche friend medio.
Attenzione, i tiri sono mediamente lunghi ed è auspicabile allungare le protezioni dove occorre.

L’ambiente è tranquillo, selvaggio: per ripetere questa linea ti deve piacere questo, altrimenti va da se che lo sbattimento sia eccessivo per soli 6 tiri che non offrono chissà che difficoltà ma “solo” la pace dello scalare in montagna, con nessuno intorno, semplicemente per divertirsi e respirare.

Il Piccolo Cervino è così chiamato perchè in effetti, moooolto in piccolo, la sua forma ricorda quella del fratello maggiore, ed è ben riconoscibile sino da valle: peccato che non abbiano chiodato la lunghezza che consente di raggiungere la cima della sommità rocciosa che, rispetto al termine della via, è solo poco più in là.

Noi ci siamo divertiti, nonostante la discesa non proprio simpatica (non vince il primo premio quale “discesa peggiore” ma poco ci manca)!

Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

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