da MALESCO, LOC. FONDO LI GABBI (VB) 1.246 m a CIMA PEDUM 2.111 m – disl. positivo 1.600 mt – sviluppo 18 Km – EE impegnativo con alcuni tratti esposti e non protetti / F
A distanza di 5 anni dalla salita solitaria di Gabri, ora è il mio turno: una cima che aspettava da un po’ – le condizioni giuste, l’allenamento giusto, la giusta motivazione. Nel suo caso era primavera, c’era ancora neve; nel mio i colori autunnali, che in Val Grande – letteralmente – diventano psichedelici, vedere le foto per credere.
La Val Grande per noi è un luogo del cuore, l’abbiamo girata in lungo e in largo (sul blog trovate quasi tutte le nostre escursioni, alcune ve le riportiamo a fine articolo): salire sul Pedum significa affacciarsi sul suo cuore segreto e inaccessibile, ma ovviamente non è gratis. Probabilmente l’estate, con terreno sgombro e giornate lunghe, è il momento in cui è più facile affrontare questa escursione: nel mio caso, con verglas e ghiaccio onnipresente, non mi sentirei di definirla una EE, comunque la consiglierei – visto anche dislivello e sviluppo – a chi si muove già con sicurezza e agilità su questo tipo di terreno.
Sostanzialmente il percorso si può dividere in tre parti:
- la prima, dal parcheggio all’Alpe Scaredi (1.841 m slm), è un facile sentiero che con un dislivello positivo di 600 m scarsi vi porterà su un eccezionale balcone panoramico dove si ha una vista mozzafiato sul gruppo del Monte Rosa;
- la seconda parte si svolge su un lungo percorso di cresta, in parte attrezzato con catene e sempre ben segnato, un poco più impegnativa, raggiunge il Bivacco della Bocchetta di Campo (1.994 m slm);
- infine da qui, terza parte, si procede su terreno più impegnativo e qualche roccetta di II grado fino alla cima del Pedum.
A ognuno decidere dove fermarsi: essendoci molti saliscendi, infatti, bisogna considerare che anche al ritorno non si affronterà solo discesa!
Avvicinamento
Da Malesco (VCO) si percorre in auto la strada asfaltata che si addentra nella bellissima Val Loana, fino al comodo parcheggio di Fondo Li Gabbi.
Dal parcheggio si comincia a camminare, addentrandosi nella valle e costeggiando il fiume, su ampia mulattiera, sino a dove questa attraversa il corso d’acqua. Da qui parte il sentiero vero e proprio, bisogna seguire le indicazioni per l’Alpe Scaredi.
Percorso
Fino a Scaredi il sentiero è, come anticipato, comodo e perfettamente indicato: risalendo la valle attraversa un magnifico bosco di latifoglie e larici che in autunno si colorano di mille sfumature. Anticipata dai due casoni dell’Alpe Cortenuovo, si giunge così senza difficoltà all’Alpe Scaredi, dove è d’obbligo una pausa per ammirare lo skyline verso ovest. Scaredi, dove è presente anche un bel bivacco, è forse il punto di accesso più facile per tutta la Val Grande: da qui è possibile scendere sull’opposto versante ed entrare nel cuore del parco, raggiungendo – una tra le tante mete possibili – In la Piana. Oppure si può puntare a Straolgio, molto meno frequentata (ma queste sono altre storie!)
Dall’Alpe, puntando alla fontana, bisogna recuperare il sentiero segnato che va verso sud e che perde qualche metro di quota: superando alcuni laghetti si seguono le indicazioni per la Cima Laurasca (quella che troneggia sopra la nostra testa!) risalendo un pezzo abbastanza ripido, e successivamente per la Bocchetta di Campo/Bocchetta di Scaredi. Volendo la Cima della Laurasca potrebbe essere concatenata, ma vi consiglierei di deciderlo alla fine e di conservare le energie 😉
In questo punto, a causa dell’esposizione nord e del fatto che era ancora molto presto, ho iniziato a trovare parecchio ghiaccio su sassi e roccette.
In breve, dopo un tratto con catene e un traverso, si raggiunge la Bocchetta di Scaredi, dove sarà possibile espandere la visuale verso il Lago Maggiore: la nebbia del mattino si sta appena alzando scoprendo lo specchio d’acqua, mentre le montagne intorno sono ancora un semplice skyline. Superata la bocchetta il sentiero continuerà a lungo con continui saliscendi, a volte seguendo il filo di cresta, a volte spostandosi un poco sotto gli opposti versanti, regalando scorci sempre diversi mano a mano che ci si addentra nel cuore della valle.
Oggi poi dev’essere il mio giorno fortunato: da qui in avanti mi faranno compagnia – a distanza di sicurezza – un sacco di camosci! E’ il bello di camminare da soli e in generale di camminare senza fare rumore.
Ad un certo punto da-daaaaan: eccolo il casotto bianco piazzato proprio sul filo di cresta, inconfondibile, il Bivacco della Bocchetta di Campo. C’è da macinare ancora un bel po’ di sentiero per raggiungerlo e da qui si intuisce anche il percorso successivo, visto che la mole del Pedum giganteggia – invero, abbastanza minacciosa – dietro il piccolo bivacco.
Raggiunto il Bivacco della Bocchetta di Campo si dovrebbe prendere una traccia che scende decisamente perdendo un centinaio di metri, sulla destra dell’edificio, traccia che non trovo, il perchè lo scoprirò al ritorno: qualcosa aveva messo sotto sopra tutta la parte di terreno sottostante il muro di contenimento, rendendo l’attacco della traccia irriconoscibile (saranno stati i cari camosci?!).
Dunque da qui in avanti mi complicherò la vita e non di poco.
Seguendo la traccia che prosegue dritta senza perdere quota, infatti, si arriva ad una bocchetta dove è presente una targa: sulla sinistra il sentiero scende sul versante opposto rispetto a dove so di dover andare, mentre sulla destra la traccia prosegue poco evidente fino a perdersi nei rododentri e scontrarsi con salti rocciosi. Mi è chiaro che devo perdere quota (parecchia) ma il farlo mi costerà un’ora di tentativi ed errori 😉 Alla fine riesco a intercettare la traccia che avrei dovuto prendere sotto il Bivacco, effettivamente, guardandomi indietro, da questa posizione è ben visibile… mannaggia!
Questo sentierino passa proprio sotto il Pedum, fino ad intercettare un canale scavato nell’erba, a tratti roccioso, che comincia a salire molto ripidamente fino a sbucare su quella che potrebbe definirsi un’anticima; in questo punto è impossibile sbagliare, il problema è semmai costituito dal ghiaccio sulla roccia. Raggiunta l’anticima erbosa, bisogna scendere in un intaglio, trovandosi così proprio nel cuore del Pedum!, traversare brevemente e poi salire per roccette (di nuovo, occhio al ghiaccio) fino alla cima che, sorpresa, è tempestata di ometti!
Il paesaggio è incredibile: la Val Grande è in fiamme tanto sono intensi i colori di cui si è ammantata. Ovunque la visuale lascia senza fiato. Io però sono senza fiato anche perchè inizio ad essere stanca e mi aspetta una discesa tutt’altro che banale, soprattutto nella prima parte di roccette vetrate, motivo per il quale mi godrò la vetta solo per un quarto d’ora, nonostante non tiri un alito di vento e si stia benissimo.
Ma, come sempre, non è finita sino a che non si è a valle.
Il ritorno è identico all’andata, per me anche più semplice visto che riuscirò a recuperare subito la traccia di sentiero che avevo toppato all’andata, e che mi riporterà molto più velocemente al Bivacco della Bocchetta di Campo.
Giudizio
Credo che in questo caso le foto valgano più di mille parole, anche se, avendole fatte con uno smartphone assai datato, anche loro non rendono minimamente giustizia allo spettacolo che la natura mi ha regalato.
Il percorso in sè è di grande soddisfazione, ma può diventare un incubo se lo si affronta con leggerezza, o senza un’adeguata preparazione: volendo può essere spezzato in due giorni pernottando al Bivacco della Bocchetta di Campo. Da tenere in conto, inoltre, che l’unico operatore che sembra avere linea – ma non ovunque – è Tim, dunque se siete poveri come me resterete “scollegati” dal mondo durante tutto il percorso!
Da affrontare NON come prima escursione in Val Grande, se fatto in autunno regala sicuramente paesaggi mozzafiato, ma anche giornate corte, quindi… occhio ai tempi!
(i più danno 4h e 1/2 – 5h la sola salita, personalmente – a meno che non siate iperallenati o dei runner, mi sembra ragionevole, è il tempo che ci ho messo io fermandomi per pause panorama, foto ecc).
Dopo le foto i link diretti alle nostre escursioni in Val Grande 😉
Le nostre scorribande in Val Grande 😀
a cominciare dalla Solitaria alla Cima Pedum al maschile…
giro ad anello di 2 giorni, che aveva come scopo una… bivaccata al Pian di Boit
altro giro ad anello, al Monte Mottac, sempre d’autunno e sempre con annessa bivaccata
e poi come non citare le traversate? Quella da sud a nord (Premosello Malesco)
e la mitica traversata integrale da Ponte Casletto, che è stata preceduta da un giro “esplorativo” da Ponte Casletto ad Orfalecchio
un primo approccio alla salita dal Ragozzale, con la neve e cambio di programma; un’altra volta in cui c’era troppa neve, ma l’esplorazione della Linea Cadorna è stata comunque divertente!
dei noi giovanissimi una delle prime volte in Val Grande! La cima Sasso
Ci siamo dimenticati qualcosa?! Quasi sicuramente sì: provate a mettere Val Grande o Valgrande dove c’è la lente di ingrandimento e lo scoprirete! 😉
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Disclaimer
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