Cima Molveno – Via Agostini – Dolomiti di Brenta

MADONNA DI CAMPIGLIO (TN) – PARCH. VALLESINELLA (1.513 mt slm) – RIFUGIO ALIMONTA (2580mt) – CIMA MOLVENO (2917mt) – Arrampicata – Via lunga di stampo classico – Difficoltà IV+ / V-

La cima Molveno non era il nostro programma di giornata. Nella nostra testa c’era di scalare i Gemelli, caratteristica formazione bifida che si vede lungo la strada che raggiunge il rifugio Alimonta.

Arrivati in loco però, la guida che gestisce il rifugio ci ha sconsigliato di percorrere la via che avevamo in mente in quanto non viene ufficialmente ripetuta dagli anni ’80.
Ci consiglia invece questa bellissima via Agostini alla Cima Molveno, che non conoscevamo, ma che ci ha regalato moltissime soddisfazioni sia per la qualità della roccia, sia per il divertimento nell’arrampicata.
Inoltre, pur essendo una via classica (quindi quasi per nulla protetta), sono state allestite le soste a fix, cosa che comunque regala un certo livello di sicurezza nella progressione e nella ricerca dell’itinerario corretto.

La via è quasi tutta di camino. La cosa all’idea mi aveva fatto storcere un po’ il naso ma devo dire che a posteriori mi sono dovuto ricredere: i camini che abbiamo affrontato sono divertentissimi, esposti, poco protetti e assolutamente piacevoli, con un’arrampicata sempre tecnica e mai banale.

Un’altro aspetto che mi aveva lasciato un po’ così era il grado: la via infatti, è stata gradata da Agostini come III con passaggi IV.
Mi sembrava decisamente poco per riuscire a divertirsi. Ma non è andata esattamente così, in quanto i camini sono molto larghi (mentre noi siamo due scriccioli!) e questo ha fatto si che le posizioni di riposo che si possono normalmente usare in camino per noi non fossero affatto di riposo, bensì di tensione. Motivo per il quale mi sono permesso di alzare un po’ il grado della via originale.

I camini del terzo e dell’ultimo tiro sono davvero impegnativi e divertenti. L’ultimo in particolare regala notevoli brividi visto che è protetto quasi zero (1 ch. all’inizio, uno poco prima della fine) e garantiscono posizioni eleganti e movimenti mai scontati.
Consigliamo quindi a man bassa questa via! Fatela e vi divertirete. Ve lo garantisco!! 😉

AVVICINAMENTO

Da Madonna di Campiglio prendere la strada per Vallesinella dalla località Palù (oppure la navetta in estate se arrivate tardi).
Dal parcheggio, seguite il sentiero che porta prima al rifugio Casinei, poi al rifugio Brentei ed infine al rifugio Alimonta (2h e 30 circa da valle….ma ovviamente varia a seconda del passo).
Raggiunto l’Alimonta, la cima Molveno è ben visibile sul fondo della valle alla sinistra del passo di Molveno e di un’altra montagna che non so identificare nominalmente.
Se avete dubbi chiedete al gestore del rifugio che ne sa a bizzeffe 😉

Per raggiungere l’attacco, seguire il sentiero delle bocchette centrali fino a raggiungere il ghiaione che si innalza sulla sinistra. Seguire poi una traccia poco visibile a partire da un ometto che si incontra lungo il sentiero e che porta fino alla parete alla base della via.
Arrivati alla parete, noterete dei segni rossi in quanto da qui è anche possibile andare verso le Bocchette alte.
Fermatevi invece appena raggiunga la parete in quanto l’attacco si trova proprio lì, alla base di un primo camino verticale con delle rocce incastrate nel mezzo ed è segnato da un ometto alla sua base (30 minuti circa dal rifugio Alimonta).

DESCRIZIONE DELLA VIA

La via è molto logica e segue sempre i punti più deboli della montagna, quindi non richiede un’elevata capacità di orientamento come talvolta accade qui in Dolomiti.
L’attacco può essere anche semplificato se decideste di volervi scaldare con più calma.
7-8 metri a sinistra del camino, è presente una rampa che dalla cengia detritica risale la montagna in modo un po’ più dolce.
Noi abbiamo scelto così, anche perché ci aspettavamo una via nettamente semplice (III grado) e invece, col passare dei tiri, abbiamo dovuto adeguarci alla situazione 😉

  1. III se fatto dalla cengia in diagonale, IV+ se fatto verticalmente nel camino – A prescindere dall’attacco che sceglierete, si raggiunge un terrazzino. Si attraversa poi un buco sulla destra risalendo verticalmente fino ad incontrare una grossissima clessidra. Noi nel dubbio abbiamo fatto sosta lì. Vi consiglio però di procedere altri 4-5 metri e di sostare poi su due fix alla vostra destra, dopo una facile rimonta verticale.
  2. III – Spostarsi un po’ a sinistra e poi seguire ancora dei facili diedri fino ad un altro terrazzo con sosta a fix poco prima di un ampio camino verticale.
  3. IV+ / V- – Salire il camino sfruttando la spaccata e un paio di chiodi che si trovano nei punti più duri. Spostarsi poi sulla sinistra e rimontare fino a raggiungere un altro terrazzo con sosta.
  4. IV – Si rimonta un altro camino verticale, un po’ più stretto e con una progressione più semplice rispetto al precedente fino a raggiungere una roccia incastrata nello stesso.
    Sotto la roccia è possibile proteggere tramite friend in una spaccatura. Rimontare poi la roccia ed uscire a sinistra. Poi per placche fino ad un ampio terrazzo dove si sosta.
  5. III – Dall’ampio terrazzo, si seguono le rocce nere alla sinistra del camino fino a raggiungere un grosso spigolo. Alla sua sinistra si trova la sosta, sempre su fix.
  6. IV – Questo tiro è meno difficile di quanto sembri: risalire verticalmente fino sotto un tetto, poi spostarsi a destra e risalire un diedro con facili passi fino all’ultima sosta alla base del camino finale
  7. IV+ / V – A mio parere, tiro chiave della via. E’ possibile affrontarlo sia all’interno del camino, sia all’esterno, sulla sinistra. Dopo lungo studio, ho deciso di preferire il camino anche perché la parete verticale a sinistra spesso strapiombava e non regalava facili punti di protezione.
    Ci si alza quindi nel camino fino ad un chiodo piantato solo per metà e mezzo piegato. Con ampia spaccata ci si alza fino ad un piccolo terrazzino sulla sinistra dove è possibile proteggere con un cordino posizionato attorno a delle rocce lavorate. Spaccare poi di nuovo verso destra ed alzarsi ulteriormente finché il camino si stringe. A questo punto, prima di una rimonta, se si guarda dietro ad una roccia incastrata, è presente un chiodo rosso che aiuta a rilassarsi un attimo.
    Si rimonta poi il sasso incastrato e ci si ritrova di fronte ad una strettoia. Per rimontarla bisogna un po’ incastrarsi tra le rocce con un passo tutt’altro che semplice fino a trovarsi di fronte ad una grotta che si infila nella parete. Entrare nella grotta e rimontarla verticalmente con facili passi in spaccata fino alla sosta sopra ad un grosso terrazzo.

Da qui è possibile slegarsi e procedere per facili roccette (II) sulla propria destra e senza percorso obbligato  fino a guadagnare l’anticima dove si trova un grosso ometto sotto alle cui rocce è presente il libro di vetta.

Discesa

La discesa è piuttosto veloce ma con un passo di arrampicata che può richiedere fatica se uno non è abituato ad arrampicare su strapiombo.
Si aggira l’anticima portandosi sul versante di Molveno fino a trovare un caminetto che scende sul versante ovest con facili passi per una decina di metri (ci sono degli ometti).

Raggiunta la base di questo camino, si rimonta a sinistra risalendo fino alla sella. Qui si trova una grotta (vedere foto) che può essere utile in caso di maltempo. Noi l’abbiamo usata in quanto appena arrivati sulla cima, ha iniziato a piovere leggermente e siamo rimasti nella grotta per qualche minuto fino a quando ha smesso. Si procede poi fino alla forcella che separa la cima dall’anticima.

Qui è necessario affrontare un muretto di 3 metri con due passi in strapiombo. Se si vuole evitare il muretto è possibile rimontare un po’ più facilmente sulla sinistra ma con maggiore esposizione e con sfasciumi (sconsigliato).

Una volta guadagnata la cengia, basta seguire degli ometti sulla sinistra e una traccia che procede su sfasciumi e ricollega in breve alla via delle Bocchette, che va seguita in discesa, con anche un paio di scale, fino a trovarsi di nuovo all’attacco della via.
Seguire poi a ritroso fino al rifugio Alimonta.

Giudizio

Via davvero divertente e affatto banale, adatta però a persone che amano i camini e i diedri, altrimenti potreste stufarvi in fretta.

Non ci sono protezioni se non qualche vecchio chiodo (si contano sulle dita di una mano), ma le soste protette a spit fanno tirare un sospiro di sollievo e aiutano a godersi un po’ di più il percorso, oltre che indicare la strada corretta.

A noi è piaciuta davvero tanto, quindi non possiamo che consigliarla!
Considerate solo che se siete bassi come noi, in certi camini dovrete fare delle belle spaccate di gamba!! 😅

Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

4 risposte

    • Gabriele Poggi

      Ciao Federico, se non ricordo male sono tutti più o meno di 30 metri.
      Il primo noi l’abbiamo fatto un po’ più corto (sui 20 metri) e l’ultimo tiro di camino è un po’ più lungo degli altri e probabilmente arriva anche a 40 metri.
      Noi abbiamo utilizzato 2 mezze da 60

  1. Gabriele Roth

    l’ho fatta nel 70, c’erano una diecina di chiodi (compresi quelli di fermata) che bastavano e avanzavano – chiamarla lunga è un’esagerazione, non superava i 300m – difficoltà 3° e 4° con, forse, 1 passaggio di 4°+
    Il mio secondo si divertiva a scattare foto perchè, come in quasi tutte le vie di camini, il rischio di caduta era minimo e l’esposizione non si sentiva …

    • Erica Bagarotti

      gentile Gabriele, che dirti… intanto bravo!
      è una “via lunga” non nel senso della sua effettiva lunghezza, nel senso che è una “multipitch”;
      è possibile che nel ’70 (noi non eravamo ancora nati) la percezione delle protezioni in via fosse diversa di quella attuale, dove ci si è abituati a “qualcosa di più” grazie al proliferare degli itinerari di arrampicata anche sportivi.

      se l’hai trovata easy e poco esposta è buono per te: tuttavia la percezione e i ricordi di qualcosa non sono gli stessi per tutti e cambiano anche per la persona stessa con il cambiare dell’età, dell’allenamento, della consuetudine ecc. Qui raccontiamo come l’abbiamo vissuta noi, sarebbe difficile fare diversamente: quindi ben vengano i commenti come i tuoi, che offrono un altro punto di vista. Grazie!

      Erica e Gabriele

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