Madonna di Campiglio (TN) – Rif. Stoppani (2.438 m s.l.m.) – Cima Grostè (2.901 m s.l.m.) – Scialpinismo difficoltà OSA – Difficoltà alpinistica AD- – Esposizione Nord – Sviluppo 5 km – Dislivello positivo 500 m circa
La Cima Grostè è una delle gite scialpinistiche più classiche e battute del gruppo del Brenta insieme alla Cima Roma di cui abbiamo raccontato pochi mesi fa.
Non si tratta di una gita particolarmente adatta a chi vuole massimizzare la sciata perché lo sviluppo è breve e gran parte della discesa sarà lungo le piste; in compenso è la gita perfetta per chi ama l’alpinismo invernale in quanto il percorso è vario e regala sia pendenza che tratti di arrampicata interessante per raggiungere la vetta.
Noi l’abbiamo trovata estremamente “gustosa” e ben si è adattata al poco allenamento di gamba che avevamo pur regalandoci sempre tratti tecnici e divertenti da affrontare.
E’ possibile anche effettuare un anello scendendo dal lato opposto (canale sud – sud est) ma non essendo quest’ultimo battuto ed essendoci molte rocce affioranti abbiamo preferito ripercorrere lo stesso tragitto dell’andata che tra l’altro ci ha regalato una breve ma entusiasmante discesa.
Si tratta di una gita da affrontare sempre in condizioni di neve sicura e assestata e per coloro che vogliono raggiungere la vetta, è decisamente consigliabile portarsi corde, imbrago, qualche rinvio, cordini, ramponi e almeno una picca per affrontare in sicurezza il tratto finale (attrezzato a fittoni e con soste di calata).
Avvicinamento
Da Campo Carlo Magno, prendere gli impianti del Grostè fino in cima (Rifugio Stoppani) e seguire il pendio a monte che conduce fino all’arrivo della seggiovia più alta (casetta di legno).
Da qui seguire la traccia sempre battuta che si snoda tra le gobbe innevate in direzione sud est e che rappresenta il primo tratto della gita verso la Cima Roma.
Dopo circa 1 km, si svolta a destra puntando decisamente verso l’evidente canale che scende dalla Cima Grostè facendo attenzione ad alcuni grossi buchi lungo il percorso.
Descrizione dell’itinerario
Arrivati ai piedi del canale, si può salire il primo tratto sci ai piedi fino a quando le pendenze rimangono moderate (25°- 30° circa).
Poi è consigliabile mettere gli sci in spalla e indossare i ramponi per superare il tratto più pendente (40° circa, molto spesso su neve dura), rimanendo il più possibile sul lato sinistro, quindi lontano dalle pareti.
A quota 2.760m circa, il terreno spiana un po’ e le pendenze tornano più moderate (max 30°) per la seconda parte del canale che conduce fino alla sella di cima Grostè.
Questa seconda parte può essere risalita nuovamente sci ai piedi.
Giunti alla sella, se si vuole raggiungere la vetta bisogna abbandonare gli sci, imbragarsi, e affrontare un tratto alpinistico la cui difficoltà può variare a seconda delle condizioni di innevamento.
Noi l’abbiamo trovato in buone condizioni, con neve portante non troppo abbondante (molta roccia scoperta) e con una pendenza massima di 55-60° circa e roccia fino al II grado.
Paradossalmente è forse più delicato il traverso che dalla sella conduce verso la base del muro in quanto l’esposizione è notevole e la neve non era altrettanto solida come quella trovata sulla pendenza.
Ad ogni modo troverete un chiodo piegato e uno spit a proteggere il pezzo di traverso lungo circa 30m (entrambi sulle rocce appena a monte).
Giunti alla base del muretto, troverete un cordone su un sasso incastrato a sinistra e successivamente due fittoni e una prima catena di ferro dopo 25 m circa (c’è anche una catena su corde poco prima, nel caso la catena di ferro fosse sepolta dalla neve).
Infine, si risale un tratto meno pendente superando un risalto roccioso tramite un canalino più appoggiato sulla destra che conduce sull’ampia vetta (altra sosta con catena e moschettone di calata) e subito sopra la grande croce dalla quale si gode di un paesaggio davvero stupendo!
Discesa
Dalla vetta tornare sui propri passi fino alla prima catena ed effettuare una calata di 20 m circa fino alla catena successiva, quindi una seconda calata di 25 m riporta alla base della pendenza.
Noi abbiamo protetto anche il traverso di rientro sfruttando il cordone attaccato al sasso incastrato e onestamente consigliamo di farlo per non rischiare nulla.
Rientrati alla sella, a seconda delle condizioni della neve è possibile tornare sui propri passi sciando il canale nord oppure si può fare una discesa un po’ più lunga scendendo in direzione sud per un altro canale fino poco sotto alla Bocchetta del campanile dei Camosci.
Da qui piegare in direzione est per un altro ripido canale e seguire poi una specie di scivolo che segue il profilo della montagna e ricongiunge col percorso che attraversa i pianoni sottostanti (percorso della Cima Roma).
Noi abbiamo scelto il canale nord e si è rivelata una bella sciata, sempre su neve dura ma non gelata con unico punto di attenzione nel tratto più stretto e pendente del canale in cui le rocce affioranti non lasciano molto spazio per le curve (al limite lasciarsi scivolare qualche metro).
Poi a ritroso per il percorso dell’andata (è possibile dover fare una breve ripellata per ritornare agli impianti).
Giudizio
Gita breve ma molto remunerativa sia dal punto di vista paesaggistico che da quello alpinistico per i bei passaggi che richiedono un po’ di dimestichezza nella progressione in condizioni invernali.
Anche la discesa, a prescindere dal versante che sceglierete per il rientro, richiede un’ottima padronanza degli sci con pendenze sempre tra i 30° e i 40°, quindi adatta a sciatori esperti.
Regala notevole soddisfazione sia durante la salita che durante la discesa ed è una delle più belle gite invernali che abbiamo mai fatto qui in Brenta insieme alla Cima Vagliana (ormai risalente a qualche annetto fa).
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