Questa escursione fa parte di una due giorni in Piccole Dolomiti, dove abbiamo voluto sia “provare” la roccia di qui (ottima dolomia!) sia camminare, cercando di vedere il più possibile. La giornata dedicata all’arrampicata la trovate QUI.
RIFUGIO CESARE BATTISTI (RECOARO – VI) 1.265 m s.l.m. – PASSO TRE CROCI 1.716 m s.l.m. – PASSO PLISCHE 1.900 m s.l.m. – RIFUGIO SCALORBI 1.767 m s.l.m. – RIFUGIO CAPANNA FRACCAROLI 2.238 m s.l.m. – MONTE CAREGA 2.259 m s.l.m. e ritorno dal SENTIERO L’OMO E LA DONA – disliv. compl. 1.365 m – sviluppo compl. 14 km – trekking
Come sempre schiavi del meteo, se il Bernacca da brutto sulle nostre Alpi noi migriamo verso altri lidi; in questo caso abbiamo approfittato per visitare una catena montuosa che non conoscevamo, ma che ci girava in testa da un po’: le Piccole Dolomiti, Valli del Pasubio. Da Milano è una bella vasca, quindi fare una due giorni era d’obbligo: per il primo giorno avevamo già un mezzo piano, per il secondo invece …abbiamo improvvisato!
Ci armiamo di tenda e partiamo alla volta del vicentino, sperando anche di cadere bene per quanto riguarda il cibo – e non resteremo delusi 😛
Abbiamo dormito a Malga Lora, un piccolo camping immerso nella natura e molto tranquillo: avremmo voluto anche mangiarci, ma il ristorante (che prometteva benissimo) avrebbe aperto solo il giorno dopo, quindi ci siamo dirottati verso la Locanda Obante, sulla strada della Gazza a un km dal campeggio e …sì, siamo caduti benissimo! Se capitate da queste parti, presso Malga Lora vi daranno anche utili informazioni per quanto riguarda i trekking e le escursioni, soprattutto se – come noi – non conoscete la zona.
Questa seconda giornata l’abbiamo dedicata all’escursionismo e al trekking sulla catena montuosa del Monte Carega, all’interno della Riserva Naturale di Campobrun; i punti di appoggio sono molteplici, c’è praticamente un rifugio al metro e una vasta scelta di sentieri, anche qualche ferrata (che non abbiamo provato perchè abbiamo preferito spostarci leggeri).
Dal Rifugio Cesare Battisti in Val della Lora – dove si parcheggia (attenzione, non parcheggiate sulla strada perchè da queste parti sareste a rischio multa) – abbiamo scelto di salire diretti fino al Passo Tre Croci, dal quale si apre la vista sulla Riserva Naturale di Campobrun. Da qui, seguendo in costa e leggera salita tra i mughi, si arriva comodamente e sempre su ottimo sentiero fino al Passo Plische e alla sua grotta scavata nella roccia.
Si ridiscende poi fino ai pascoli del Rifugio Scalorbi, molto frequentati, per poi risalire verso la bocchetta Mosca e traversare verso il rifugio Fraccaroli: qui si incontra una buffa scultura in pietra che potrebbe far pensare al Leone della Serenissima. In realtà, per chi ha studiato un minimo storia dell’arte, non ha niente dell’iconografia del Leone di San Marco: infatti abbiamo letto in giro che si tratterebbe di un grifone, distrutto e ricostruito in epoca di guerra…
Arrivati al rifugio in 5 minuti si può salire la cima del Carega, scendere in 3 minuti e approfittare come abbiamo fatto noi della cucina del rifugio stesso!
E al Rifugio Fraccaroli abbiamo trovato un “oggetto” abbastanza sbalorditivo, ma abbiamo capito dopo di cosa si trattasse… una poltrona d’epoca con la scritta “sit down to have an idea”. Chiaramente la gente ci si sedeva eccome… Ebbene, questa non è l’opera di un buontempone, ma un’opera d’artista -Andrea Bianconi- che oltre ad essere parecchio divertente fa anche parte di un progetto benefico: le info le trovate su quest’articolo di ArtTribune (se volete vederla, anche in modalità trasporto, scorrete le foto).
Per il ritorno, dopo essere ripassati dal Rifugio Scalorbi, abbiamo optato per il Sentiero L’Omo e la Dona: eravamo curiosi di capire se si potesse in qualche modo salire su questi due strani monoliti, passandoci vicino. Non ci è sembrata una buona idea, dopo aver valutato il tipo di terreno (franoso e instabile) che caratterizza le due guglie.
AGGIORNAMENTO 06/06/2023
Purtroppo a quanto pare avevamo valutato bene….in data odierna è crollato quasi interamente il monolite dell’Omo, lasciando la Dona a svettare da sola.
Si perde così uno dei punti più belli e caratteristici di quest’area 🙁
La foto di copertina di questo articolo li ricorda ancora insieme.
Partiti alle 8.30 del mattino alle 15.30 ci siamo ritrovati nuovamente al parcheggio del Rifugio Cesare Battisti, dopo esserci rifocillati a più riprese lungo il percorso e aver fatto le foto – che come di consueto trovate qui sotto.
A parte L’Omo e la Dona questo è davvero un percorso adatto a tutti, modificabile a seconda delle esigenze!
Disclaimer
Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.
Giovanni Trevisan
Quando ero più giovane, tantissimi anni fa, il rifugio Cesare Battisti o il Rifugio Campogrosso erano le nostre mete diciamo quindicinali. Partiamo dal C.B. via verso il Boale dei Fondi, salita fino alla forcella, poi a destra sentiero in costa fino allo Scalorbi. Breve sosta di ristoro e via verso Bocchetta Mosca e Rifugio Fraccaroli. Pranzo a sacco, uno dei miei figli è andato sul Carega che purtroppo era avvolto dalle nubi. Al ritorno abbiamo fatto la stessa strada perché non mi sono fidato di fare qualcuno dei vai, anche perché magari qualcuno faceva rotolare qualche sasso su quello davanti. Con la moglie invece, da soli, sempre partendo dal Battisti siamo saliti per un altro ghiaione ben distanziati uno dall’altra e siamo arrivati su al Campobrun e fino allo Scalorbi. Quella volta ci siamo fermati lì. Direi che le nostre Piccole Dolomiti le abbiamo fatte tutte. Altri anni, altri muscoli, altra forza. A 83 anni non me la sentirei più. Devo rovistare fra le mie foto e ve ne allegherò qualcuna. Dimenticavo, all’epoca ero un socio CAI ed ero anche Segretario del Gruppo di Camisano, il primo segretario.
Erica Bagarotti
Ciao Giovanni, sono posti bellissimi, per noi è stata una scoperta! Grazie per aver condiviso la tua storia di montagna, se le trovi ci farebbe davvero piacere vedere qualcuna delle tue foto. Un saluto!
Erica e Gabriele