parcheggio Alpe Mara (SO) 1.700 m s.l.m. – Corna Nera 2.930 m s.l.m. – trekking EE – F il tratto finale di cresta – disliv. compl. 1.200 m circa – sviluppo anello 12,6 km circa
Avevamo due mission per questa giornata di inizio autunno: immergerci nel colorato foliage tipico della stagione e guadagnarci una bella cena a base di pizzoccheri! Quale dei due fosse primario lo lasciamo decidere a voi 😉
Dunque, che Valtellina sia: questo gruppo di montagne situate a nord est di Sondrio non lo conoscevamo per niente e abbiamo scoperto un inedito (per noi!) punto di osservazione davvero panoramicissimo a 360°. La vista spazia sulle Orobie dominate dal Pizzo Coca guardando verso sud, mentre a nord si stagliano i profili del Pizzo Scalino e il gruppo del Bernina, a ovest il Disgrazia… tutti perfettamente riconoscibili!
Salita gradevolissima in un ambiente non troppo frequentato, i colori dell’autunno erano ancora un po’ “indietro” ma i larici non hanno deluso e per quanto riguarda i pizzoccheri… beh, siamo nella zona di Teglio, quindi cadere male è davvero difficile ;P
Non è un’escursione per tutti però, abbiamo approfondito nel Giudizio a fine articolo.
Inoltre, nelle foto cerchiamo sempre di dare punti di riferimento utili e dettagli in più del percorso: date un’occhiata!
Avvicinamento in auto
In questa stagione è possibile raggiungere un parcheggio poco sotto l’Alpe Mara (1.700 m s.l.m. e spiccioli) in auto, seguendo le indicazioni che da Sondrio portano a Ca’ Zoia, Barca e infine Scessa, dove finisce la strada asfaltata e comincia una carrabile sterrata con tratti lastricati sui tornanti (parecchi tornanti!!). La strada è abbastanza buona ma da percorrere con attenzione.
In prossimità di alcune baite, poco prima di un guado, dove la strada si allarga e c’è un cartello esplicativo è possibile parcheggiare (ci sarà posto per una decina di auto).
Descrizione della salita
Dal parcheggio si torna indietro per qualche decina di metri fino a un’altra carrabile con i cartelli CAI, da cui cominciano i sentieri. Entro una cinquantina di metri si abbandona la strada seguendo invece la mulattiera di sinistra (qui non ci sono cartelli, noi ci siamo ovviamente fatti fregare!), che sale più ripidamente.
In pochi minuti si arriva alla Casera Alpe Mara vera e propria, dove si fanno pochi metri di strada carraia per poi riprendere il sentiero che sale. Si intercetta nuovamente la strada, più in alto, poi di nuovo sentiero, seguendo le indicazioni per la Bocchetta di Mara che si raggiunge dopo aver incontrato una pozza d’acqua. Alla bocchetta si può finalmente vedere l’altro versante: ampi pascoli dorati intervallati da grigie pietraie, con qualche larice colorato a sfidare la quota (siamo a 2.342 m s.l.m.).
Ben visibile la Corna Mara e la sua croce di vetta.
Il sentiero da qui proseguirebbe perdendo quota e compiendo un anello, per aggirare le pietraie… noi come da tradizione abbandoniamo il sentiero e andiamo dritti sparati sulle pietraie! (quindi occhio che nella nostra traccia gps è riportato questo tratto di ravanage) Qualche rado ometto si trova anche qui, ma sembra abbastanza casuale… Dopo un lungo traverso su massi più o meno stabili arriviamo ad intercettare di nuovo il sentiero ufficiale, nel punto dove comincia a risalire il dosso erboso alla base dell’avvallamento sommitale che divide la Corna Rossa dalla Corna Nera.
Vista da qui la salita sembra più breve di quello che è: invece ci aspettano 600 metri belli ripidi, prima su “erba stronza”, poi su sfasciumi e terreno marcio: i segni rossi e gli ometti ci sono, ma in condizione di scarsa visibilità potrebbero non essere facili da seguire.
Si raggiunge (ragliando) il filo di cresta che separa le due Corne. Da qui si può decidere se salire prima l’una e poi l’altra, oppure se dedicarsi ad una sola corna. Noi avevamo intenzione di farle entrambe, a cominciare dalla Corna Nera, più alta e forse un pochino più complessa come salita (alla fine abbiamo rinunciato alla Corna Rossa: il letto di nubi se l’era “mangiata”, quindi ci sembrava inutile, avremmo visto solo nebbia!)
La Corna Nera presenta un breve tratto in cresta su tracce di sentiero e rocce abbastanza instabili anche se semplici; bypassando qualche gendarme si arriva fino al grosso ometto sommitale, mentre la croce, piccina, è posta poco più in là sulla cresta. Qui fortuna ha voluto che non tirasse un alito di vento: eravamo sopra le nuvole, che come l’alta marea risalivano piano piano ma inesorabilmente lungo le valli sottostanti. Pausa salame e patatine (sconsigliato!!!), foto e video di vetta e …si scende!
Buttiamo l’occhio anche alla vicina Vetta di Ron, poco più alta e bella ripida, che meriterebbe una visitina…
Discesa
Si può riprendere la strada dell’andata oppure volendo, si può anche scendere in direzione sud per canaletti ed erba seguendo una freccia rossa visibile pochi metri dopo l’ometto di vetta.
Attenzione in questo caso che i bolli e gli omini sono poco visibili perché orientati verso chi sale, quindi è sconsigliabile in caso di nebbia o nuvole basse per le difficoltà di orientamento (ringraziamo Chiara Marveggio per l’integrazione!)
Se invece tornerete sui vostri passi, il tratto nel canalone marcio è lo stesso dell’andata.
Arrivati quasi alla base, visto che la visibilità andava peggiorando, abbiamo deciso di seguire il sentiero senza affrontare il ravanage su pietraie dell’andata, più che altro per evitare di perderci del tempo.
Invece di tornare sui nostri passi, verso la Bocchetta di Mara, abbiamo poi optato per circumnavigare il Dosso Liscio, passando prima per l’Alpe di Rogneda con la sua lunghissima baita – che vedevamo bene dall’alto, proseguendo verso sud sempre su strada sterrata, fino ad incontrare un largo sentiero a destra, che con qualche sali scendi e traversando a mezzacosta, ci riporterà sopra la casera Alpe Mara.
Da qui come per l’andata fino al parcheggio.
Giudizio
Arrivare a quota 1.700 m con l’auto è senz’altro comodo, la salita di per se non ha nulla di complicato, tuttavia raggiungere la cima di Corna Nera potrebbe essere ostico per chi non è abituato a questo tipo di terreno e si aspetta una “passeggiata”, per due ragioni:
– la parte finale nel canalone, piuttosto ripida su “erba stronza” prima e sfasciumi poi, unitamente al tratto finale di cresta su roccette, abbastanza esposto anche se facile, possono creare qualche difficoltà se manca esperienza (ci sono grossi blocchi che si muovono parecchio, dalle foto si intuisce il tipo di terreno)
– in caso di nuvole basse o nebbia, anche se il percorso è segnalato e omettato, soprattutto in alto, non è scontato non perdere la traccia: per evitare di vagare nelle pietraie potrebbe essere utile tracciare col gps.
Fatte queste precisazioni di buon senso, l’escursione è di sicura soddisfazione: il panorama è da lasciare senza fiato anche nel caso in cui, come è successo a noi, il letto di nuvole tagli a metà le cime più alte all’orizzonte… anzi, forse questa condizione ha aggiunto fascino alla vista delle valli sottostanti, con i pascoli dorati che appaiono e scompaiono in un suggestivo vedo/non vedo.
Il bosco a quota più bassa poi, ad autunno inoltrato, dev’essere una meraviglia.
Non c’è acqua lungo il percorso: fate approvvigionamento prima di partire!!! (al parcheggio c’è un torrentello)
Siamo “appassionati d’autunno”, qui una non esaustiva carrellata delle nostre autunnalate!
E’ una stagione bellissima per camminare 🙂 e anche per magnare 😛
– punta Almana e osteria Pastina… fidatevi, il nome è da ospedale, ma il menù è tutt’altro!
– giro dei laghi di Champdepraz in Valle d’Aosta: la bellezza
– sempre Lombardia, Val Masino fuori dalle rotte comuni
– impossibile non citare la Valgrande, che in autunno da il meglio di se
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