PASTURO (LC) – Via Folletto: max V – Via Placca del Brivido: max VI (generalmente data VI-)- Sviluppo complessivo arrampicata 180 m; Esposizione SUD
Dovrebbe essere il primo dei tre giorni più freddi dell’anno, ma il termometro segna +15°. Il sole splende alto nel cielo, così come accade da settimane.
Dunque, non venendoci nessuna idea per itinerari su neve/ghiaccio abbordabili e vicini, torniamo alla roccia e visto che ultimamente abbiamo arrampicato in prevalenza su granito… decidiamo di cambiare e tornare al calcare lecchese: sia mai che poi ci abituiamo troppo bene 😊
L’idea era quella di ri-fare Anabasi all’Angelone, ma trovando il parcheggio di Barzio già pieno alle 9.00 del mattino puntiamo senza troppi indugi alla Rocca di Baiedo, dove avevamo già portato a casa la Via Solitudine.
Ecco, il concatenamento di Folletto+Placca del brivido non sarà così plaisir, almeno non sul tiro chiave che ha una chiodatura veramente assassina!
Su quello abbiamo valutato due possibilità: o abbandonare in via una maglia rapida e fare retromarcia con la coda tra le gambe, o abbandonare in via uno spezzone di dignità (a proposito se qualcuno lo trovasse ci farebbe comodo riaverlo indietro 😛 ) e farci calare una mezza dalla cordata che ci precedeva di poco, così da evitarci di fare il tiro da primi.
Abbiamo scelto – ovviamente – la seconda, e abbiamo fatto bene perché il tiro risulta molto bello, se puoi permetterti di farlo senza quella paura atavica che ti fa sembrare un malato di Parkinson in fase avanzata.
Ma andiamo con ordine.
Avvicinamento
Come per Solitudine si parcheggia negli ampi spazi disponibili all’altezza della Casa delle Guide a Introbio, poi, seguendo il sentiero, in comodi 5 minuti si è sotto le pareti. La Via Folletto attacca un po’ più a sinistra (faccia a monte) rispetto Solitudine, tutte le vie riportano i nomi alla base, dipinti sulle rocce.
“Folletto” non potrete non notarlo, visto che la scritta è psichedelica!
Descrizione dei tiri …e della figuraccia!
1 – IV, tratto di V ; 35 m – la prima parte del tiro è una placca lavorata, ottima per prendere (o ri-prendere, nel nostro caso) confidenza su questo calcare; alla fine della placca ci si sposta leggermente a sinistra per rimontare sulla parete e seguire l’evidente balza/fessura verticale che garantisce ottime mani. Questo è il pezzo più duro del tiro, poi la parete si appoggia e si raggiunge la sosta. Tiro protetto bene, dove serve.
2 – IV, tratto di V ; 25 m – a destra della sosta si rimonta sulla clessidra gigante e si prosegue in placca fino a sotto la parete verticale; qui una freccia blu assai sbiadita indicherebbe a sinistra, in un diedro un poco vegetato, ma i fittoni visibili sono nel diedro immediatamente di fronte, quindi …chi siamo noi per smentirli?!
Seguiamo il diedro con qualche passo un po’ scomodo e strapiombante ma ben ammanigliato, uscendo velocemente sopra dove subito c’è la sosta. Volendo questo tiro si può unire al successivo collegamento, ma l’impressione è che poi la corda lavori male. Anche qui il tiro è ben protetto.
3 – collegamento ; 25 m – si segue camminando il ripido sentierino che, su terra e radici, attraversa il boschetto portando a sinistra alla sosta di Placca del Brivido e a destra alla sosta di Solitudine. Noi Solitudine l’avevamo già fatta, quindi ci facciamo il segno della croce e andiamo sul brivido: come si dice… chi lascia la via vecchia per la nuova…
4 – V- ; 30 m (o se si parte dalla sosta più alta 25) – ci troviamo innanzi a una placca con una grossa fessura terrosa al centro, che si percorre sino a raggiungere una sosta intermedia su una cengetta; qui la placca si verticalizza un po’, ma è presente una fessura poco marcata a sinistra che aiuta la progressione fino alla sosta, che si trova traversando a destra fino alla base di quello che sembra uno scivolo di roccia (e lo è!). La chiodatura inizia a diradarsi, ma è meglio abituarsi in fretta perché dopo sarà peggio.
5 – VI ; 35 m – Tiro chiave – Qui i piedi sono a spalmo su tutta la lunghezza e per le mani non c’è nulla o quasi nulla, o poco di nulla: è vero che la roccia è buona e tiene, ma come dicono i pro… bisogna fidarsi!
Ci sono 6 fittoni su tutta la lunghezza e, con un sadismo che dev’essere marchio di fabbrica di molti chiodatori, più distanziati nei punti più duri. Il quarto chiodo è un viaggio, sì, ma di quelli dove vedi tutta la vita passarti davanti. Fatte le debite valutazioni (lo so fare? lo voglio fare? perché non sono davanti a una birra e salamella in questa limpida giornata di giug… ops gennaio?) arrivati al terzo fittone chiediamo l’aiuto da casa, ovvero chiediamo ai ragazzi davanti, ormai in sosta, di buttarci giù una corda. In cambio gli offriamo un servizio fotografico completo. Con la corda dall’alto il tiro va via liscio, lo facciamo “pulito” entrambi. A naso, nel punto più cattivo, qualche passo di 6a ci può stare.
Ricambieremo la cortesia con la cordata dietro di noi, anche loro un tantino intimoriti dalla distanza siderale dei fittoni, distanza che si palesa beffardamente dopo la terza protezione. Inutile dire che, essendo placca, è inintegrabile con protezioni mobili.
6 – III ; 25 m – dalla sosta del tiro chiave si percorre l’ultima facile lunghezza sempre su placca (ma dopo quanto sopra questa potrete farla saltellando su un piede solo) ben appigliata; il tiro è in comune con l’ultimo di Solitudine e conduce alla base del sentierino che porta in vetta.
Si segue dunque per qualche stretto tornante la traccia nel bosco fino ad approdare alla panoramica cima della Rocca di Baiedo.
Discesa
Una volta in cima si segue il largo sentiero che scende dalla parte opposta, fino a guadagnare le prime case dell’abitato sottostante; da qui o si segue la strada carrabile oppure si devia a sinistra, rintracciando un sentiero che passa sotto le pareti della Rocca, ricongiungendosi a pochi minuti dal parcheggio a quello dell’andata.
Giudizio
Il concatenamento prevede una prima parte (la Via Folletto) di “scaldo” e una seconda parte (la Placca del Brivido) che, almeno nel tiro chiave, è ad un livello ben superiore un po’ per difficoltà ma soprattutto per “pelo”. C’è da dire che essendo tutti i tiri protetti a fittoni resinati e tutte le soste ben attrezzate e collegate, abbandonare – nel caso contrariamente a noi siate dei duri e puri – non è mai un problema.
Anche per la roccia confermiamo la prima impressione, nonostante le ripetizioni rimane bella e gripposa il giusto. La falesia è comoda dunque molto frequentata: questo aspetto, che solitamente non ci fa fare i salti di gioia, questa volta ci è tornato utile, visto che abbiamo inanellato una sorta di catena/aiuto provvidenziale dall’alto sul tiro chiave, che ha fatto salire noi e quelli che seguivano senza crisi esistenziali.
Grazie ovviamente al primo della cordata che ci precedeva, San Riccardo, che è riuscito a passare (invero, bravo lui, con molta tranquillità).
Se non soffrite di effetto Singer quando vedete un chiodo a 6 metri abbondanti, ve la godrete senz’altro. Altrimenti concatenate Folletto con Solitudine, la cui placca finale resta molto bella da percorrere ma più facile (sempre chiodata lunga però!)
Disclaimer
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