Pizzo Stella – Canale Federica e bivacco in tenda all’Alpe Angeloga

loc. Le Soste – FRACISCIO (SO) 1.341 mt slm – ALPE ANGELOGA 2.044 mt slm – CANALE FEDERICA 2.850 mt slm – Alpinistica 45°/PD+

Dopo alcuni weekend di trekking adatti a rifare un po’ di gamba post Covid-19, ci è tornata prepotente la voglia di alpinismo e in particolare avevamo davvero voglia di tornare sulla neve che presto ci saluterà.
Il Pizzo Stella era nella nostra wish-list da parecchio tempo ma è una montagna che richiede un certo allenamento… che per il momento eravamo abbastanza certi di non avere.

Nonostante questo, abbiamo deciso di provare a salirlo spezzando la gita in due giorni e con l’idea di affrontare il Canale Centrale (55°/AD+).
Il problema è che i rifugi sono ancora chiusi quindi in realtà l’unico modo era quello di salire all’Alpe Angeloga in tenda e poi tentare la cima il giorno successivo.

il nostro super hotel all’Alpe Angeloga, all’ombra del Pizzo Stella sullo sfondo

Preparati gli zaini abbiamo capito immediatamente che sarebbe stata più dura del previsto: 20kg di zaino per una persona ferma da 2-3 mesi è un filo sopra la media! 😉
Ma vabbè….tentar non nuoce.

Arriviamo di sabato pomeriggio all’Alpe Angeloga già parecchio affaticati dai nostri pesanti fardelli e veniamo accolti da un clima POLARE con un vento teso e temperature attorno allo zero (ma parecchio sotto zero a livello di temperatura percepita). Piantiamo la tenda, pappiamo qualcosa e il mattino successivo alle 5:15 partiamo alla volta del Pizzo Stella.
Già dopo i primi 500 metri capiamo che la gamba è di legno e giunti alla base dei canali non ce la sentiamo di andare a ficcarci nel canale centrale con i polpacci già stanchi.
Optiamo quindi per il canale Federica che è più breve e meno pendente e dal suo termine sembra (sembra!) si riesca ad arrivare in vetta abbastanza agilmente.

Arrivati in cima al canale capiamo invece che non è ancora cosa: non siamo abbastanza allenati per tentare la vetta e preferiamo non bruciarci le ultime energie in modo da rimanere lucidi per la discesa e non rischiare nulla.
Avremmo avuto tutto il tempo per la cima: era presto, ma la neve una volta giunti in cresta era al sole e iniziava già a sfondare. Fare altri 300 mt di dislivello in quelle condizioni sapevamo sarebbe stato faticosissimo.
Scendiamo quindi dalla stessa strada dell’andata e torniamo all’Alpe Angeloga dove riposiamo al sole qualche minuto per poi smontare il campo e scendere a Fraciscio, giusto in tempo per un ottimo pranzo nella trattoria del paese 😉

Insomma….vetta mancata ma gita di soddisfazione in ogni caso, per la notte in tenda in un ambiente bellissimo, per la compagnia e per la soddisfazione di aver ripreso l’attività alpinistica, pur su un percorso più semplice del previsto.

Avvicinamento

Da Colico, risalire la Val Chiavenna e procedere in direzione di Madesimo / Passo dello Spluga. Giunti a Campodolcino, prendere la strada sulla destra con indicazioni per Fraciscio e risalire i tornanti che raggiungono il paese. Nella parte superiore del paese si trovano le indicazioni per l’Alpe Angeloga e il rifugio Chiavenna. Seguire una strada un po’ più stretta fino ad un evidente parcheggio, subito prima che la strada diventi sterrata.

Descrizione della salita

Si sale lungo la strada sterrata per circa un km, poi sulla sinistra si troverà il sentiero che sale nel bosco, inizialmente in modo morbido, poi via via sempre più ripido e con numerosi tornanti fino a risalire quasi completamente il fianco della Val Rabbiosa. Si traversa poi a mezza costa fino a raggiungere il fianco sinistro (destra orografica) dell’omonimo torrente e della cascata e si prosegue ancora ripidamente per pochi minuti fino a giungere all’Alpe Angeloga.

Qui volendo si può pernottare al Rifugio Chiavenna (in questo 2020 apertura dal 3 giugno e solo su prenotazione) oppure dormire in tenda posizionandola su una collinetta accanto al lago di Angeloga (in caso di temporali non è un buon punto, chiedere al rifugista).
Per i più allenati la gita è fattibile anche in giornata, con circa 1.700 mt di dislivello da percorrere per buona parte su neve e pendenza, ma non è il nostro caso. Non abbiamo ancora ripreso quel ritmo, soprattutto con gli zaini pesanti.

A prescindere dalle vostre decisioni, si prosegue prendendo una traccia a mezza costa che risale per prati dietro alle case dell’Alpe Angeloga, traversando in diagonale in direzione est, facendo attenzione a non seguire il sentiero che risale per tornanti verso monte.

Si giunge in breve ad un pianoro dal quale inizia la lunga morena che sale progressivamente in direzione del Pizzo Stella e che a seconda della stagione e dell’innevamento, può essere seguita nel centro stando su neve, o sul bordo destro stando tendenzialmente su roccia.

Bisogna raggiungere una sorta di colletto che divide in due il nevaio e che è ben visibile fin dall’inizio della morena.
Giunti al colletto, si è al cospetto dei 3 canali che salgono il Pizzo Stella: quello subito di fronte, con caratteristica forma a gomito, è il canale Federica, il più semplice e meno pendente. Il secondo è il canale Vittoria che hanno detto essere il più complesso a causa della sua inclinazione verso destra e del fatto che molti passi sono in doppia pendenza ed esposti verso il vuoto.
Il terzo ed ultimo, quello più noto, è il Centrale, che sale dritto per dritto fino alla vetta ma che oggi ha una sezione di roccia scoperta proprio all’inizio che costringe ad un traverso che non pare banale (vedere foto).
Infine, seguendo il largo pendio sul fondo valle, tenedosi a destra per evitare eventuali scariche, è possibile risalire dalla Via Normale che per definizione è la più abbordabile.

il salto di roccia alla base del Canale Centrale, piuttosto scoperto

Già arrivati a quel punto abbiamo capito che per il canale Centrale non ne avevamo abbastanza, così abbiamo optato per il Federica, ad occhio più breve e con un raggiungimento della cima che sembra più agevole.
Non sarà proprio così…..ma lo scopriremo solo in cresta.

Il canale in sé non oppone nessuna resistenza: siamo saliti sempre su neve compatta e portante, mai ghiacciata su pendenze max 45°. Ad ogni modo abbiamo fatto lo stesso una bella fatica e giunti in cima abbiamo capito che la vetta non era per noi: da lì infatti vanno risaliti altri 300 mt di dislivello sul filo di cresta con neve già scaldata dal sole e più sfondosa, quindi ci siamo accontentati e abbiamo iniziato la discesa per la strada dell’andata.

Per chi volesse proseguire in ogni caso, si supera sulla destra una roccia che ostruisce il percorso e poi si traversa un pezzettino di cresta breve ma esposto su entrambi i lati.
Si prosegue poi stando un po’ a sinistra del filo di cresta fino all’impennata finale, sempre sui 45° ma ben più esposta. In alternativa si può -forse- aggirare il massone finale traversando a sinistra e salendo poi dalla via scialpinistica che con minore pendenza conduce ugualmente in vetta.

Discesa

La discesa può essere fatta o dalla via normale o dal canale Federica. Noi abbiamo ovviamente scelto il secondo non essendo arrivati in cima, in quanto la normale scende esattamente sul versante opposto della vetta.
Scendere dal Federica è facile ma è meglio evitarlo se sapete già che la via è ghiacciata (dipende dalla stagione). Nel nostro caso la neve dura e portante ci ha garantito una discesa veloce e sicura, per quanto faccia a monte.

la piana dell’Alpe Angeloga, prima che il Torrente Rabbiosa diventi “rabbioso” incuneandosi nella valle

Giudizio

Montagna bellissima e affascinante, con itinerari molto vari e suggestivi. Non banale se effettuata in condizioni invernali / primaverili e richiede sicuramente una buona gamba per affrontare l’intero percorso di salita e discesa in giornata.
Le condizioni fisiche post Covid ci hanno fatto godere solo in parte di questa meraviglia, ma siamo certi che torneremo per affrontare il canale Centrale, che in fondo era il vero obiettivo di giornata ma che in questo caso abbiamo diligentemente scelto di non salire causa gamba molla 😉
Alla prossima!

Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

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