Val Verzasca: anello di Odro – Alpe Bardughè e due passi sul fiume

postato in: Trekking | 0
VOGORNO – Canton Ticino, Locarno (461 m slm) – ODRO (1.219 M SLM) – ALPE BARDUGHE’ (1.600 M SLM) – CORTE NUOVO (1.250 m slm) – VOGORNO – trekking sviluppo compl. 11 Km – disliv. compl. 1.158 m

Prima volta in Val Verzasca per noi, anche se magari molti di voi (o anche persone che non vanno in montagna) già la conosceranno… almeno per sentito dire! Infatti è di 2 anni fa circa il video che, diventato virale, contribuì a creare il mito delle “Maldive di Milano”: girato con lo smartphone da quattro ragazzini richiamò in questa piccola valle del Canton Ticino un tal numero di persone che più che alle Maldive pareva di stare a Rimini.
I valligiani ovviamente non ne furono entusiasti, anche perchè non si trattò propriamente di “turismo di qualità”. Molta gente significa molti rifiuti, con un’alta probabilità di trovare maleducati che li abbandoneranno in giro, inquinando la valle ed il suo bellissimo fiume. Il problema dovrebbe essere rientrato: le persone alla fine si annoiano in fretta.

Noi però, per non sbagliare, in Val Verzasca ci siamo andati in una splendida giornata di inizio marzo: troppo freddo per fare il bagno, pochissima gente in giro.

Dato che questa zona è tutta nuova per noi, abbiamo cominciato l’esplorazione dall’inizio della valle, nel paese di Vogorno, con un classico giro ad anello.
Successivamente abbiamo fatto quattro passi un pochino più a monte, a Lavertezzo, per vedere da vicino il ponte romanico detto “ponte dei salti”, là dove il fiume crea canyon spettacolari e le sue acque sono di un meraviglioso color smeraldo. A seguire foto e descrizione dei due scenari della giornata.

Giro ad anello lungo l’itinerario etnografico di Odro

Abbiamo scelto il senso di percorrenza di questo giro ad anello in modo totalmente casuale, ma ci abbiamo preso: vi consigliamo di affrontarlo nello stesso modo, visto che la salita è più veloce anche se ripida, mentre la discesa così risulta meno spinta; inoltre la salita, dal punto di vista paesaggistico, è molto più interessante.

Si parte da poco sopra Vogorno, dove riuscite a parcheggiare lungo l’unica strada che sale segnata come strada chiusa (i posti pubblici nella parte alta sono veramente esigui); si prosegue a piedi seguendo le indicazioni poste su cartelli gialli che indicano Stavell e successivamente l’Alpe Bardughè, lungo il segnalatissimo sentiero etnografico Odro. Il primo insediamento che si incontra è appunto Stavell e a seguire Odro: questa valle infatti, anche se sembra selvaggia e coperta dai boschi, è piuttosto antropizzata, vi si trovano nuclei di case in pietra e piccoli orti montani ancora vissuti e per questo ottimamente conservati. Inutile dire che al nostro passaggio solo un paio di case ospitavano qualche inquilino: la stagione è ancora troppo indietro, ma già si colgono i preparativi per la prossima estate, dopo il disgelo.

In compenso abbiamo incontrato un numero considerevole di camosci (li trovate immortalati nelle foto) e anche le capre nere alpine, una razza particolarmnte avvezza al freddo e tipica di questi luoghi. Fortunatamente a questo giro non ci hanno scambiato per i pastori e ci hanno lasciati in pace! (per le nostre disavventure con le capre vedi QUI)

Altra cosa notevolissima di questi luoghi sono i boschi di castagno: alcuni esemplari sono davvero maestosi. La coltivazione dei castagni ha una storia antica in Svizzera, la versatilità di questa specie è stata fondamentale per la sopravvivenza della gente di montagna.

Dopo Odro si esce definitivamente dal bosco e si continua a salire per crinali erbosi, poi ancora lievemente innevati, percorrendo a seguire un traverso che immette in una valle laterale solcata da un torrente, che si attraversa con facile guado: da qui si sale ancora fino ad arrivare ad un altopiano proprio al di sotto del Pizzo Vogorno, dove si trova il nucleo abitato dell’Alpe Bardughè, un vero e proprio villaggio di casette in pietra, d’estate probabilmente molto animato.

Per chiudere l’anello si scende in direzione di Corte Nuovo, su un sentiero che compie amplissimi (e inutili!!) tornanti, che rendono la discesa eterna, ma quantomeno non faticosa. Quasi arrivati di nuovo a Vogorno troveremo un incredibile esemplare di castagno: enorme e cavo, ricoperto di muschio, amorevolmente sostenuto da un muretto a secco, comunica qualcosa di sacro, come l’albero della Bodhi indiano.

Itinerario facile e molto suggestivo, probabilmente meno affascinante nel periodo estivo, quando il caldo e la frequentazione dei sentieri sicuramente lo rendono meno… meditativo! (dopo queste foto trovate il torrente Verzasca e relative immagini)

Lavertezzo: il “ponte dei salti” e il Torrente Verzasca

Pigliamo la macchina e decidiamo di andare in esplorazione della valle: in questa stagione i parcheggi sono ancora free, quindi ne approfittiamo per scendere al fiume a Lavertezzo, qualche km oltre Vogorno.

Ci troviamo dove è stato girato il famoso video… beh, il posto è davvero da favola: le acque del torrente sono smeraldine, le rocce lavorate in migliaia di anni dall’acqua hanno anch’esse colori e conformazioni incredibili, sono lisce e levigate, creano pozze, rivi secondari e “marmitte dei giganti” che non fare il bagno è proprio un peccato! Tuttavia il luogo è di facilissimo accesso, quindi prevedibilmente, non appena la stagione sarà avanzata, si riempirà di gitanti schiamazzanti… perdendo parte del suo fascino.

Ce ne andiamo con l’intenzione di continuare l’esplorazione di questa valle attraverso altre escursioni, concentrate nella parte alta, dove chissà… forse troveremo anche il nostro angolino di paradiso sul fiume là dove è più complicato arrivare!

PS a tale proposito, ovunque si notano cartelli che pregano di fare attenzione alla pericolosità del fiume e delle rocce: ci sono posti buoni dove “giocare” e posti dove bisogna stare attenti, come sempre vale la regola “collegare il cervello prima di fare il passo” (per dire, nei 5 minuti che siamo stati lì abbiamo prestato soccorso a due ragazze che erano salite su un masso ciclopico, ma poi non sapevano come scendere…)

 

Disclaimer

Attenzione: Le attività che si svolgono in montagna quali alpinismo, arrampicata, scialpinismo, ma anche il semplice escursionismo possono essere potenzialmente pericolose: la valutazione del rischio spetta alla responsabilità di ognuno singolarmente, in base alle proprie condizioni psico-fisiche e alle condizioni ambientali. Relazioni e descrizioni all'interno del blog sono frutto della nostra personale esperienza, possono contenere imprecisioni nonostante la nostra attenzione; le foto e i video possono essere utilizzati esternamente solo a fronte di richiesta e autorizzazione scritta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *